L'inchiesta sulle slot machine travolge l'intera famiglia Tulliani. E alla fine l'ex presidente della Camera fa mea culpa
La famigerata casa di Montecarlo che aveva di fatto chiuso la carriera politica di Gianfranco Fini torna alla ribalta a causa di una inchiesta giudiziaria che ha visto coinvolti il re delle slot machine, Francesco Corallo, l'ex senatore Pdl, Amedeo Laboccetta ma soprattutto il suocero e il cognato di Fini, Sergio e Giancarlo Tulliani. Secondo i pm quella casa non solo non era di Giancarlo Tulliani, ma della moglie di Fini, Elisabetta, acquistata con dei soldi illegali. Intervistato da Il Fatto Quotidiano Fini ammette: "Sono stato un coglione ma non un corrotto".
Tutto parte da un'inchiesta sulle slot machine legato ad un decreto che ha agevolato Corallo il quale attraverso paradisi fiscali ha permesso la creazione di "nero" per decine di milioni di euro. Di questi almeno 3,5 milioni sono finiti direttamente a Sergio Tulliani, suocero di Fini. La famiglia Tulliani con una parte di quei soldi ha acquistato il famoso appartamento di Montecarlo, necessario per il giro di denaro off shore, che era di proprietà di Alleanza Nazionale quando Fini ne era segretario. E quell'appartamento, stando alle carte dei magistrati, in realtà era di fatto di Elisabetta.
"Sono notizie delle quali non ero minimamente a conoscenza. Sono davanti a un bivio: o sono stato talmente fesso oppure ho mentito volutamente. In cuor mio so qual è la verità e non pretendo di essere creduto ma per me questo è un dramma familiare", ha detto Fini durante l'intervista. Alla domanda su come non si sia potuto accorgere del flusso di denaro che arrivava ai Tulliani, Fini risponde lapidario: "Pensa me lo abbiano detto? Il tenore di vita che ho avuto è sempre lo stesso, come campavo prima campo adesso".
"Giancarlo Tulliani mi disse che l’appartamento non era di proprietà e io dissi che se fosse stata di sua proprietà mi sarei dimesso. Gli ho creduto, sì", ha proseguito l'ex presidente della Camera. Nel 2010 poteva prendere in mano la destra italiana ma questo scandalo lo mise invece alle corde. "Ho pagato un prezzo salato pur non riconoscendo a me stesso nessuna responsabilità personale se non ... familiare".
Tornando alla casa, di proprietà An e ceduta ad un prezzo inferiore al valore di mercato ai Tulliani, Fini rassegnato ammette: "Se l'avessi saputo non l'avrei venduta! Secondo lei è piacevole a 65 anni ammettere di essere un coglione?". Ora però è a conoscenza di tutte le accuse alla famiglia e viene spontanea la domanda su come affronterà la vicenda con la moglie: "Sono anche affari nostri. Se è così ne risponderà in tribunale. Io ho stima del procuratore Pignatone (titolare dell'inchiesta ndr)". Per poi concludere l'intervista lanciando un messaggio ai vecchi militanti di An e Msi: "Sto soffrendo quanto loro e sono stato un coglione, ma non sono mai stato un corrotto".