Il capo dello Stato chiede una nuova legge elettorale, attesa già domenica la convocazione al Quirinale del premier incaricato. Il M5s annuncia la mobilitazione di piazza
I pilastri sui quali il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, baserà la sua soluzione per la crisi di governo sono due: un esecutivo con pieni poteri e una legge elettorale omogenea per Camera e Senato. E la situazione, assicura il capo dello Stato, assicura, si risolverà "nelle prossime ore": già domenica è infatti attesa la convocazione al Quirinale del nuovo premier incaricato.
L'incertezza resta sul nome: Renzi è indisponibile a un governo-bis, e quindi in pole position resta il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Anche perché il Pd, partito che ha chiuso il giro di consultazioni, ha scelto di non fornire alcuna rosa di nomi, registrando "il largo rifiuto" dei partiti a un governo di responsabilità nazionale e assicurando al tempo stesso "il pieno sostegno alla soluzione che Mattarella riterrà più opportuna". Con un punto che il il capogruppo Pd Luigi Zanda sottolinea: l'obiettivo di "andare al voto in tempi il più rapidi possibili".
Un obiettivo che Mattarella tuttavia non cita nella sua dichiarazione. Cita, invece, l'esigenza di "armonizzare" i sistemi elettorali di Camera e Senato, con una legge ex novo indipendentemente dalla decisione della Consulta sull'Italicum.
Passaggio, questo, pienamente condiviso da Silvio Berlusconi. "L'unica strada possibile è l'approvazione in tempi rapidi di una nuova legge elettorale condivisa per poi consentire agli italiani di esprimersi con il voto", spiega il leader FI dopo aver incontrato Mattarella. Al quale conferma di essere non essere disposto a un governo di larghe intese. "Tocca al Pd sostenere un governo per la parte restante della legislatura", spiega l'ex premier replicando anche a chi, come il leader di Ncd Angelino Alfano, in mattinata ha ribadito la sua preferenza a un governo di responsabilità (e con la partecipazione di FI) in alternativa a un Renzi-bis.
Larghe intese che non avrebbero mai visto in campo né M5S né la Lega, né FdI. E le parole di Mattarella, in serata, incendiano le opposizioni. "Un governo calato dall'alto non ha legittimazione, si vada al voto subito dopo la decisione della Consulta", è la posizione che il M5S ribadisce al capo dello Stato. Puntando, ancora una volta, sull'unica legge elettorale che il Movimento considera percorribile: l'Italicum rivisto dalla Consulta. E in un'assemblea congiunta convocata dopo le consultazioni, il Movimento 5 Stelle dice sì alla mobilitazione in piazza minacciando anche l'Aventino al momento della fiducia al nuovo governo.
"Si sente puzza di marcio, il quarto presidente del consiglio non eletto sarebbe una vergogna", incalza Matteo Salvini. Mentre SI preannuncia il suo no a un governo Gentiloni: "Serve discontinuità". Un concetto che anche la minoranza Pd sottolinea: "Se si fa finta di non vedere la lezione arrivata dal voto ci si sconnette dal popolo Dem".
Chi assicura il suo appoggio a un esecutivo è Denis Verdini, che con Ala-Sc ribadisce l'esigenza di mettere mano alla legge elettorale. Sarà su questo punto che la maggioranza dovrà cimentarsi cercando di aprire un non facile canale di dialogo con le opposizioni, a cominciare da FI.