Il sottosegretario rimanda alla prossima legislatura mettendo di fatto la parola fine sulla discussione
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"E' complicato trovare i numeri in Parlamento. Lo dico con dispiacere perché è una legge giusta ed è una legge equilibrata, ma sappiamo che avere i numeri per approvare lo ius soli è complicato". Lo dice la sottosegretariaMaria Elena Boschi. Il governo fa quindi un passo indietro sullo ius soli e lo rimanda alla prossima legislatura. La mossa della Boschi arriva dopo l'alt di Ap.
Categorico era stato anche il capogruppo dem Luigi Zanda: "Portare oggi nell'aula del Senato lo Ius soli significherebbe condannarlo a morte certa e definitiva, alla maggioranza mancano 24 voti. Purtroppo i sette senatori di Sinistra italiana e i pochi di altre componenti che, oggi, voterebbero a favore del provvedimento non sono sufficienti a formare una maggioranza che possa approvarlo. Questi, al di là di ogni dietrologia, sono i numeri reali".
Delrio: "Voto di coscienza, non credo M5S sia insensibile" - Quello sullo ius soli "è un voto di coscienza, non di partito. Non credo che tra i 5 Stelle nessuno sia sensibile ad aumentare i diritti dei cittadini". Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, a margine di un'audizione alla Camera. "Con tutto il rispetto per Ap e per chi dice di astenersi, astenersi sui diritti è complicato. Spero di poter discutere in modo civile, senza dividere il Paese, serenamente".
L'autunno è appena cominciato e l'inverno deve ancora arrivare. C'è tempo", ha poi aggiunto Delrio: "Era stato valutato di porre la fiducia, poi Gentiloni ha stabilito che fosse opportuno rinviare i tempi. Ora serve portare avanti la nostra voce con una campagna sui diritti. Gli italiani sono ancora favorevoli allo ius soli, l'opinione pubblica non ascolta chi grida più forte".
La volontà del governo di portare a casa la legge era stata ribadita da Anna Finocchiaro: "L'approvazione dello ius soli rientra ancora negli obiettivi dell'esecutivo e verrà affrontato dopo il Def", aveva assicurato, confermando l'intenzione dell'esecutivo di lavorare per avere i voti al Senato. Sono una trentina i voti mancanti "anche se si mette la fiducia" e, aveva sottolineato, non si trovano "senza fare crociate o guerre di religione", ma "con la politica e con il compromesso: è poco eroico ma e' l'unica cosa che può sbloccare la situazione".
La resa del governo, in ogni caso, non convince tutti. Anche dentro il Pd. "La fiducia è l'unico modo per approvare lo ius soli. Confidiamo nel lavoro di Gentiloni, perché il Pd vuole portare a casa questa legge", aveva detto il presidente dem Matteo Orfini. Pronti, dopo i "no" e le astensioni degli ultimi tempi, a votare la fiducia al governo i bersaniani. "Non dare la cittadinanza a 800mila bambini che frequentano le nostre scuole è solo un regalo alla destra. Il Pd ha fatto forzature inaccettabili in questa legislatura. Ne faccia una per una buona causa, metta la fiducia su questa legge e i numeri ci saranno", assicura Francesco Laforgia, capogruppo di Mdp a Montecitorio.
Anche Campo progressista è in pressing: "In questa legislatura si sono approvate leggi contro i sindacati, il mondo della scuola, contro le associazione ambientaliste. Misure impopolari su cui si è andati avanti come treni. È inaccettabile lo scaricabarile di queste ore. Si metta la fiducia e si voti entro la fine della legislatura, se esiste ancora una parvenza di centrosinistra. È il momento di scegliere tra umanità e barbarie, non c'è più posto per l'ipocrisia", attacca Marco Furfaro.
Esulta la destra: "I senatori Pd prendono atto che lo Ius Soli non ha i numeri. Vince il no di Forza Italia a una legge assurda", cinguetta Maurizio Gasparri. "E' una vittoria della Lega, dei cittadini e di tutti gli immigrati regolari e di buon senso - gli fa eco Matteo Salvini - La cittadinanza non si regala, l'integrazione non è un biglietto per il luna park. Se ne facciano una ragione i buonisti e alcuni amici d'Oltretevere".