La senatrice del Pd a Tgcom24: "Non è un codice etico, ma un contratto vero e proprio che non lascia la libertà d'azione che un primo cittadino deve avere"
"La Raggi era ed è ineleggibile, come dimostra l'originale del contratto finora tenuto segreto". Lo ha detto Monica Cirinnà, rendendo pubblico il contratto stipulato tra il sindaco della Capitale e la Casaleggio Associati. "Si tratta di un contratto vero e proprio, non di un codice etico", spiega a Tgcom24 la senatrice del Pd, secondo cui, nel documento, "sono presenti alcune clausole vessatorie tra le quali quella della penale da 150mila euro".
"Questo documento - dichiara la Cirinnà ai nostri microfoni - non lascia la libertà d'azione che un sindaco deve avere per legge, un sindaco che deve anche sottoporre le nomine. Il contratto prevede inoltre delle penali, quindi è chiaro che chi lo firma non è eleggibile".
Sentenza il 13 gennaio - "Con l'avvocato Venerando Monello e insieme alla deputata Stella Bianchi siamo ricorsi alla magistratura e il 13 gennaio prossimo è attesa la sentenza", sottolinea la Cirinnà. "Per accertare e ripristinare la legalità ho preteso il deposito l'originale di quel contratto - dichiara l'avvocato Monello - che, come si può vedere, è ben diverso da quello diffuso dal blog di Grillo".
Non un codice etico, ma un contratto vero e proprio - "In particolare l'originale (firmato) di questo contratto è differente nella parte che contiene l'accettazione espressa da parte della Raggi di alcune clausole vessatorie, tra le quali della penale da 150mila euro - osservano Cirinnà e Bianchi -. Circostanza che fa di questo cosiddetto codice etico un vero e proprio contratto. Altro che impegno di natura etica e non giuridica come si sono affrettati a definirlo nelle loro rispettive difese".
"Sussistono, quindi, a nostro parere - concludono le due parlamentari - tutti gli elementi non solo perché il tribunale dichiari la nullità del contratto, ma anche per la dichiarazione di ineleggibilità della stessa Raggi, che a questo punto farebbe meglio a lasciare volontariamente la poltrona prima che a costringerla sia una sentenza".