Sempre più accerchiata l'assessore all'ambiente della giunta Raggi. Ma il Movimento 5 stelle fa muro.
Da una parte c'è la giunta Raggi e il M5s che fanno quadrato. Dall'altra c'è l'assessora per l'ambiente, Paola Muraro, che è sempre più "accerchiata" a causa dei sospetti di conflitti di interessi nella gestione rifiuti capitolina. E ora, sui giornali, spunta la telefonata tra Salvatore Buzzi, il ras delle coop al centro dell'inchiesta Mafia Capitale, e la Muraro. Gli inquirenti l'hanno ripresa per capire se ora possa avere qualche rilevanza penale.
Molto più di una consulente - Paola Muraro è stata consulente dell'Ama, l'azienda che gestisce i rifiuti a Roma. Ma stando alle notizie di questi giorni era qualcosa in più di un semplice "tecnico". Era un ingranaggio decisionale. Lo aveva confermato anche il presidente dimissionario dell'Ama, Daniele Fortini, davanti alla commissione d'inchiesta delle Ecomafie. Per questo quella telefonata di tre minuti (e i due sms) che comparivano nel brogliaccio delle intercettazioni sull'inchiesta Mafia Capitale ora potrebbero essere rivisti con un occhio diverso.
I rapporti con Buzzi e Cerroni - "Nulla di penalmente rilevante", scrivevano i magistrati. Ma perché allora Salvatore Buzzi aveva chiamato Paola Muraro? Per essere rassicurato su una pratica che riguardava la sua coop e la partecipazione ad una gara d'appalto da 21,5 milioni di euro indetta dall'Ama.
Ma non solo Buzzi. Anche Manlio Cerroni, il 90enne padrone delle discariche di Roma plurindagato, aveva rapporti "diretti" con la super consulente Muraro. Quest'ultima in qualità Ama aveva dato lavoro a un'impresa umbra che guarda caso era collegata a Cerroni. Ecco perché la richiesta di riaprire il tritovagliatore di Rocca Cencia, fatta al dimissionario Fortini, stona. Quell'impianto appartiene proprio a Cerroni. Nel frattempo i magistrati indagano e anche l'Anticorruzione di Cantone ha deciso di aprire un fascicolo. E il cerchio attorno alla Muraro continua a stringersi.