I voti favorevoli sono stati 142. Speranza: "Unità del partito dovere di Renzi". Il premier: "Incidente di giovedì non pregiudica la riforma"
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L'aula del Senato ha dato il via libera al disegno di legge di riforma della Rai. Il provvedimento, approvato con 142 voti favorevoli e 92 contrari, passa ora alla Camera. Nella giornata di giovedì era stato soppresso l'articolo 4 con la delega all'esecutivo sulla revisione della normativa sul canone, dopo l'approvazione di emendamenti di opposizione e minoranza Dem, con il parere negativo di governo e relatore.
Speranza: "Renzi non scarichi le colpe" - Parlando di Rai e del dissenso di giovedì dei senatori della sinistra dem, il deputato della minoranza Pd Roberto Speranza ha commentato su Twitter: "L'unità del Pd può e deve costruirla per primo il segretario Matteo Renzi. Inutile scaricare le responsabilità su altri". E il senatore Corradino Mineo, anch'egli di minoranza Dem, ha annunciato il suo voto in dissenso sul ddl.
Il premier: "Riforma non pregiudicata" - "La legge di riforma della Rai è stata approvata in prima lettura, con qualche incidente ieri e il voto negativo su un emendamento che però non ha pregiudicato la conclusione del Senato". Così il premier Renzi in conferenza stampa a Palazzo Chigi.
"Su canone si può intervenire anche in legge Stabilità" - Nell'articolo bocciato in Senato della riforma della Rai, ha sottolineato Renzi, "credo ci fossero alcuni punti interessanti, anche sulle emittenti locali" non solo sul canone sul quale "il governo può sempre intervenire, basta che faccia una proposta nella legge di Stabilità".
"Rinnovo Cda per legge, scorrette proroghe" - "Il rinnovo del Cda Rai si fa perché lo prescrive la legge, scorretto sarebbe continuare con la proroga", ha spiegato Renzi dopo le polemiche e l'intervento di Benedetta Tobagi, sottolineando che sarebbe "una assurdità giuridica non nominarlo perché nel frattempo non c'è la nuova legge".
"Nuovo Cda non a tempo, competenza per nomine" - "Il 5 agosto il governo presenterà la sua proposta per presidente e direttore generale" della Rai, con i criteri "dell'autorevolezza e della competenza, perché il rapporto tra politica e Rai deve essere 'alla Bbc', di assoluta indipendenza", ha aggiunto il premier spiegando che non sarà "un consiglio a termine" ma fino al 2018.