Per Matteo Renzi "i numeri ci sono, ma utilizzeremo gli ultimi giorni per coinvolgere più senatori possibili". Bersani: "Ora agire su articolo 2"
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Per Matteo Renzi, "i numeri per portare a casa anche la riforma costituzionale sono assolutamente a portata di mano". Quanto alla possibilità di un'intesa più ampia, il premier ha spiegato di essere pronto a fare "di tutto per utilizzare gli ultimi giorni per coinvolgere quanti più senatori possibili".
Dopo una settimana di fuoco, sembra tornare il sereno in casa Pd - Le parole del premier registrano il ritorno del sereno in casa pd dopo una settimana al calor bianco. "I numeri sono presenti sia al Senato che alla Camera, come hanno dimostrato le votazioni di mercoledì e di giovedì. Nessuno ne dubiti perché sono forse anche più ampi". Un'affermazione che però, a differenza dei giorni scorsi, non è più una sfida alla minoranza Pd a cui invece assicura "ogni sforzo" di coinvolgimento.
L'apertura di Grasso e della minoranza Dem - A far capire che stava tornando il sereno, nel pomeriggio di giovedì, sono state le parole del presidente del Senato Pietro Grasso (protagonista di un duro confronto in settimana con il premier-segretario) che si diceva "fiducioso" in un accordo sulle riforme anche trovato "in zona Cesarini", cioè a ridosso della presentazione degli emendamenti mercoledì. Ultimo "sigillo" quello posto dalla minoranza Dem che alla fine, pur insistendo ancora su interventi all'interno dell'articolo 2 del ddl Boschi, ha parlato di "intesa a portata di mano".
Bersani: "Ok accordo, ma bisogna agire" - Apripista, come già capitato in altre occasioni, Pierluigi Bersani che ha apprezzato le "aperture" di Renzi sul "listino" su cui però ora, ha scandito, "bisogna agire". Concetto ribadito da altri "leader" della minoranza come Miguel Gotor e Federico Fornaro. Sul versante opposto Anna Finocchiaro, cui si è aggiunto in serata anche Luigi Zanda, si è detta "convinta" nella possibilità di "una ampia condivisone nel Pd, nella maggioranza e nell'aula di Palazzo Madama". Insomma si tenta di agganciare anche Fi e la Lega. D'altra parte tra i senatori "azzurri" c'è chi, come Franco Carraro, "fa il tifo per una intesa".
Il nodo dell'eleggibilità dei senatori - L'ipotesi a cui si lavora consiste nel mantenere il comma secondo dell'articolo 2, in cui si afferma che "i Consigli regionali eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti", ma al comma 5 verrebbe aggiunto che i consiglieri-senatori vengono eletti dalle istituzioni territoriali "che recepiscono le indicazioni degli elettori". "Le tecnicalità e le modalità - ha spiegato Gotor - si potranno poi demandare ad una legge ordinaria". D'altra parte anche l'Ncd Andrea Augello ha invitato il ministro Boschi a mirare ad una "intesa alta" anziché raccogliere voti in Aula qua e là, anche perché poi spesso si sbagliano i conti.
La spinta di Moody's alle riforme - Intanto, in casa Pd, si guarda alla Direzione di lunedì prossimo non più come un rischio di "una conta muscolare", ma piuttosto come occasione, se non per ratificare l'accordo, almeno per rafforzare il dialogo tra le varie anime Dem. A spingere, almeno la maggioranza, ad una convergenza è stata Moody's. L'analista Marcello Zaninelli ha spiegato che la riforma "è credit positive" cioè ha un effetto positivo sul merito sovrano italiano. E ciò si aggiunge al fatto che una sua approvazione entro il 15 ottobre, aiuterebbe l'Italia ad ottenere dalla Ue la flessibilità per il deficit del 2016.
M5s accusa: "Compravendita di voti in Senato"- M5s rimane sulla linea dura con Vincenzo Santangelo che ha accusato il Pd di "compravendita di voti" in Senato, cosa che ha suscitato la replica di molti senatori Dem (Nicoletta Favero, Laura Puppato, Stefania Pezzopane) che lo hanno sfidato a denunciare tutto in procura, se ne ha le prove.