Scontro tra Commissione e Consiglio Ue. Gli Stati lavorano a un piano B. Bruxelles: "Difendiamo l'obbligatorietà dell'accoglienza"
© ansa
La presidenza lettone del Consiglio Ue, nel documento per la riunione dei ministri Affari Interni di martedì, invita gli Stati a presentare nuove proposte sul ricollocamento dei profughi. La richiesta, che ha l'obiettivo di aprire nuovi scenari, arriva dopo le resistenze e i dubbi sollevati rispetto alla proposta della Commissione europea, di una ripartizione obbligatoria.
Fonti rivelano l'intenzione di far circolare, in modo informale, in una sorta di primo su cui trovare un compromesso al vertice dei leader del 25 e 26 giugno. Si pensa a proposte "win-win", dove vincono sia gli Stati in prima linea, alle prese con l'emergenza, ma anche quelli che non vogliono perdere consenso politico nazionale, "facendosi imporre un nuovo diktat da Bruxelles".
Ma l'esecutivo Ue si dice pronto "a difendere il suo piano fino all'ultima parola", obbligatorietà compresa. Il presidente Jean Claude Juncker ammonisce: "Se la solidarietà europea ha una chance di manifestarsi con fermezza e generosità è sull'immigrazione". Non si parla di quote, afferma. "I governi devono ripartirsi in modo equo e solidale chi chiede protezione internazionale. Persone che non possono essere lasciate alle sole cure di Italia, Grecia, Spagna e Malta. E' un problema di ciascun europeo".
Una conta formale degli Stati sulla questione ancora non c'è stata e anche a Lussemburgo martedì non ci sarà (per questo si dovrà aspettare il summit di fine giugno), ma gli orientamenti sono già emersi nelle riunioni al livello di ambasciatori: "C'è forte divisione, moltissima polemica e tantissime domande sulla fattibilità pratica e legale", spiegano fonti diplomatiche.
E come rivela lo stesso documento della presidenza lettone, al di là del nodo dell'obbligatorietà, si mettono in discussione "i parametri scelti per la ripartizione il numero delle persone da ricollocare, i fondi a disposizione, e la capacità delle strutture degli Stati".
Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca, che godono di regimi speciali, si sono chiamate fuori. Molti Paesi sono arroccati sulle proprie posizioni, e a seconda dello schieramento di appartenenza, si propongono visioni diverse, in un risiko psicologico. Stando alle analisi che vengono fatte circolare dalle capitali nettamente contrarie al meccanismo obbligatorio, come Paesi baltici, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, ci sarebbero già i numeri per un blocco di minoranza.
Dal fronte opposto si vedono i margini per una maggioranza qualificata. E non manca chi si lancia in ipotesi ultra-tecniche: "La maggioranza qualificata c'è se si utilizzano i criteri di calcolo previsti dal Trattato di Lisbona, non c'è se si fanno valere quelli di Nizza, in teoria utilizzabile fino al 2017".
Altri ancora ritengono che un terzo di Paesi sia tuttora incerto sul da farsi, e per questo parlano "di una situazione molto fluida, di una partita molto complessa, ma ancora tutta da giocare". Intanto c'è chi sottolinea ancora una volta il concetto di "solidarietà in cambio di responsabilità", facendo riferimento ai fotosegnalamenti e alla raccolta delle impronte digitali, così come previsto dal regolamento di Dublino.
Per l'Italia la proposta della Commissione è "il minimo che può essere accettato". E se dovesse saltare la solidarietà, anche tutto il resto del pacchetto sarebbe da rivedere.
Francia mette la polizia alla frontiera per fermare i profughi - Camionette della polizia nazionale francese sono comparse alla frontiera con l'Italia per bloccare il passo ai migranti senza documenti né permessi di soggiorno che premono per passare oltreconfine dopo essere sbarcati nel Sud Italia. Scene che ricordano quanto accaduto nel 2011 con centinaia di migranti fermi alla stazione e nelle piazze di Ventimiglia in attesa di espatriare. Sulla vicenda è intervenuto il nuovo governatore della Liguria Giovanni Toti, che ha scritto ai prefetti per chiedere la sospensione delle assegnazioni: "Il caso che si sta verificando in queste ore a Ventimiglia è emblematico e dimostra l'indisponibilità della Francia e degli altri Paesi europei ad accogliere i migranti sbarcati in Italia. A farne le spese questa volta è una città ligure".