IN CAMPIDOGLIO

Roma, Marino ritira le dimissioniIl Pd unito: "Una situazione penosa"

Il primo cittadino torna sui suoi passi a 3 settimane dall'annuncio dell'addio: "Confronto in aula". I consiglieri Pd verso le dimissioni

30 Ott 2015 - 00:02

    © ansa

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Ignazio Marino ritira le sue dimissioni da sindaco di Roma: "Pronto a confrontarmi con la mia maggioranza in Consiglio comunale, luogo sacro per la democrazia", ha detto. Slitta però la mossa delle dimissioni in massa. Riunione fiume del Pd e a quanto pare i 25 consiglieri necessari per far cadere la giunta non ci sono. Cinque assessori restano fedeli al sindaco.

Ignazio Marino ammette gli errori fatti ma vuole andare avanti e rivendica con orgoglio anche i risultati raggiunti, dal "risanamento dei debiti miliardari nel Comune e nelle aziende municipalizzate" al "ripristino della legalità". E lo fa nella lettera con cui ritira le proprie dimissioni: un appello alla sua maggioranza. Chiede di non "eludere il dibattito pubblico, con un confronto chiaro per spiegare alla città cosa sta accadendo e come vorremo andare avanti". L'atteso confronto nell'Aula consiliare.

"Sono stato eletto con il voto favorevole del 64 per cento delle romane e dei romani. Con un programma che ha fermato il consociativismo, ha fortemente voluto il risanamento dei debiti miliardari nel Comune e nelle aziende municipalizzate. Oggi la città può riprendere ad investire - rivendica Marino -. Mentre sono certo che il nostro operato abbia con fatica raggiunto l'obiettivo di ripristinare legalità e trasparenza dell'agire amministrativo, mi è chiaro che questo sforzo non è stato da solo sufficiente a garantire i necessari risultati di buon governo della città - la sua ammissione -. Pur rivendicando ogni atto e ogni scelta fatta in questi due anni e mezzo per cambiare Roma, non ho difficoltà ad ammettere alcuni errori. Costretto dalle difficoltà e dalla resistenza dei poteri che stavamo sfidando a lavorare giorno e notte per portare a risultato ognuna delle nostre scelte, ho dato l'impressione di non voler dialogare e di non voler condividere queste scelte con la città, che talvolta ha così ha percepito di subirle".

"Per il sacrale rispetto che si deve alla stessa Assemblea ed alle sue prerogative, espressioni della sovrana volontà popolare, ritengo di dover sospendere (nelle more della convocazione richiesta) le riunioni dell'organo di governo capitolino - spiega il sindaco - e di conseguenza di inibire momentaneamente gli effetti degli atti di conferimento delle deleghe assessorili, in attesa di verificare la sussistenza delle condizioni politico-amministrative che permettano la prosecuzione del mandato".

Sette consiglieri si dimettono - Dopo l'annuncio di voler restare in campo, sono sette i componenti della giunta che hanno già detto di volersi dimettere. Il chirurgo dem per ora può contare ancora su cinque assessori: la fedelissima Alessandra Cattoi, Giovanni Caudo, Estella Marino, Francesca Danese, Marta Leonori. In ogni caso in giunta erano presenti quasi tutti. L'esecutivo di Roma ha dato il via libera a numerosi provvedimenti di rilievo: dalla sperimentazione della pedonalizzazione totale su via dei Fori Imperiali fino al "superamento definitivo dei residence" passando per una variazione di bilancio con circa 5 milioni per il sociale nei municipi.

Orfini: "Pd unito, da domani nuovo inizio" - "Con senso di responsabilità nei confronti dei romani e di Roma che non merita il protrarsi di questa penosa attesa siamo uniti e determinati a dare alla Capitale da domani un nuovo inizio". Lo dichiarano Matteo Orfini e Fabrizio Panecaldo al termine della riunione convocata al Nazareno dopo il ritiro delle dimissioni di Marino.

"Inspiegabile Marino, è scorretto verso la città" - "Spiace che Ignazio Marino abbia vanificato uno sforzo comune per individuare soluzioni che avessero al centro la città e non i destini personali". Lo dichiarano il commissario Pd Matteo Orfini e il capogruppo in Campidoglio Fabrizio Panecaldo. "Così - aggiungono - non è stato, con un inspiegabile arbitrio e un'idea di Roma come di una proprietà privata, che non è giusta e corretta nei confronti dei cittadini".

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