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Il ritorno implacabile di Paolo Limiti

Il telebestiario di Francesco Specchia

07 Lug 2012 - 17:33
 © Reuters

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Del ritorno dell’antico culto televisivo di Paolo Limiti (Estate con noi, Raiuno ogni giorno alle 12), estratto dal mausoleo degli eroi di corso Sempione, due sono le scuole dei pensiero. La prima è quella di Repubblica . Che evoca uno stato di sospensione del tempo, del rifiuto del nuovo e del ripristino del vecchio, della tendenza all’accanimento senile, dell’ipnosi delle dentiere e clangore dei cateteri. È la scuola di un certo tipo di satira che sparava su Limiti dieci anni fa, non avendone mai visto fino in fondo un programma.

Poi c’è la seconda scuola. Che è quella di chi ha meno di 40/60 anni (il target di riferimento, rispettabilissimo di Limiti) e, con allegria, decide di ciucciarsi, per un intero pomeriggio. questo squarcio d’antico in una Rai vecchia dentro. E qui arriva la sorpresa. Qui scopri quel che si dice un programma “scritto” e, in questo caso, musicato. C’è Limiti col suo tono sussurrato e fintamente sorpreso («Ma daaai...!») che cita Proust e spiega che la «musica è lo specchio della nazione» e  le canzonette l’ansiolitico delle grandi crisi. C’è Limiti, spietato, che mette la Zanicchi davanti all’evidenza dei suoi abiti terribili fatti di spighe negli anni ’70 («Meno male che poi hai imparato a vestirti»). C’è Limiti che propone l’esordio di Beppe Grillo in Rai vestito di salopette e ironia griffata Antonio Ricci. C’è, infine, Limiti che rispolvera I Jalisse, Giovanna  dai denti separati, Iannuzzo nel vecchio sketch “Nord/Sud”, e una mezza dozzina di giovani donne e giovani uomini, figaccioni della voce possente che intonano “L’esercito del surf”. Il tutto scandito dal ritmo di balletti, video, canzoni immortali, spiegate da Limiti con dovizia d’un maestro di liuto.
 Certo, magari uno credeva che Floradora, il cagnone fotocopia sbiadita dei Muppets, fosse morta di vecchiaia. Certo, magari uno potrebbe ricordare a Limiti che se le sue canzoni sono senza tempo, non è detto che lo siano le sue cravatte. Ma, insomma, a parte questo, lo sfruttamento intelligente delle teche (un patrimonio) Rai, e il recupero limitiano della memoria storica è efficace. Date le terrificanti prove di  tanti “giovani” talenti alla conduzione, il ritorno del vecchio storyteller è, paradossalmente, aria fresca...

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