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Arrow, un Robin Hood nella città del peccato

Telebestiario di Francesco Specchia

17 Mar 2013 - 19:57
 © Ufficio stampa

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L’evoluzione della specie. L’originale Green Arrow, “Freccia verde” alias Oliver Queen gustoso supereroe liberal della Dc Comics anni 60, era un miliardario vaporoso,maturo, pieno di humour e con baffi e pizzetto alla Kit Carson.

Poi, nel 2000, è apparso in Smalville come adolescente inquieto incappucciato e verdevestito. Oggi il protagonista di Arrow (Italiauno lunedì prime time) è un misterioso arciere coi muscoli di Stephen Amell; ha 25% del corpo avvolto dalle cicatrici della mafia russa -infatti parla il russo, nonostante un’invincibile riluttanza per i libri-; e vanta cinque anni trascorsi da naufrago in un’isola misteriosa, probabilmente la stessa di Lost, dove ha imparato tutte le tecniche di lotta e l’uso delle frecce, e “ho dovuto trasformare il mio corpo in un’arma” non si sa né perché né percome. Freccia Verde, per la sua vocazione ad essere fumetto di serie B, sempre sfigato tra Batman e Superman, era un eroe che mi accendeva d’entusiasmo. Lo fa anche questo telefilm, nonostante nulla c’entri coll’originale. Anche se, bisogna tenere conto della sospensione d’incredulità che deve pervadere lo spettatore che gli si avvicina. Spettatore che, altrimenti non capirebbe: a) come ha fatto Oliver a salvarsi nell’isola e a promettere al padre miliardario che si sparato in un canotto, di far fuori tutti i nemici della sua città infilati in una black list, città che il padre stesso contribuì a corrompre; b) perché la madre risposata con socio del padre carogna paga dei sicari per far rapire il figliolo riapparso; c) come fa l’ex morosa Dinah Lance avvocato (che nel fumetto era il Canarino Nero, una superoina) ad accusare Oliver ad esser andato a letto con la sorella mentre lei ci andava col suo miglior amico; d) da dove salta fuori la sorellina tossica soprannominata Speedy come l’ex partner –uomo- dell’arciere nei fumetti. Quest’ultima trovata è, tecnicamente, un inside joke, una citazione nascosta che capiamo solo noi maniaci.

Più nello spirito crepuscolare del Batman di Nolan (perfino casa Queen è uguale alla Magione Wayne) che di Robin Hood,e addirittura del Conte di Montecristo, sostenuto da fotografia e regia perfetti e montaggio adrenalinico, questo Arrow ha volutamente delle voragini di sceneggiatura che probabilmente saranno colmate cammin facendo ; ma che lo rendono assai fascinoso…

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