i dubbi

Charlie Hebdo, Greta e Vanessa: la libertà di parlare e quella di insultare

Sul web pioggia di offese per le due ragazze, una pessima maniera per rimarcare l'importanza di un diritto che tutti abbiamo difeso all'indomani degli attentati francesi

di Domenico Catagnano
21 Gen 2015 - 12:42
 © ansa

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Fino a quasi due settimane fa eravamo praticamente tutti Charlie Hebdo. Travolti dall'onda emotiva dei terribili attentati francesi, in Italia siamo scesi in campo principalmente a suon di hashtag e status (alcuni, molti di meno, sono scesi anche in piazza), in nome della libertà d'espressione, in difesa dei nostri valori e contro i fondamentalismi.

Sempre in nome della stessa libertà di dire ciò che si vuole, si è sviluppato anche un arroventato dibattito nel quale sono finiti l'immigrazione, i clandestini, la religione, la satira, il conflitto in Medioriente. Abbiamo quindi appurato, col passare dei giorni, che non tutti erano Charlie Hebdo, e lo facevano presente con tanto di controhashtag e controstatus. E va bene così, siamo sempre nel giusto e nel sacrosanto: libertà d'espressione vuol dire anche questo.

Si è usato e abusato di Voltaire ("Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente"), di Eco ("Il riso uccide la paura. E senza la paura non ci può essere la fede"), abbiamo condiviso vignette, opinioni e articoli, in nome di quella libera circolazione del pensiero che è figlia sempre della libertà di espressione.

Tutti liberi, liberi tutti i pensieri, quindi, al di là dei torti, delle ragioni e in alcuni casi, per quanto si è letto in diversi post e tweet, anche della grammatica e della sintassi. Non si può certo dire che tutte le discussioni si siano sviluppate in maniera sana e costruttiva. Ma è la libertà, bellezza.

Poi sono arrivate Greta e Vanessa. O meglio sono tornate. E apriti cielo. La libertà d'espressione si è praticamente trasformata in libertà d'insultare, roba da far vacillare anche Voltaire. Stiamo sempre parlando di scambi sui social e di opinioni espresse online. Possiamo discutere all'infinito sul fatto che le due ragazze pensassero di andare a fare le dame della carità in un villaggio Valtur e che pagare un riscatto fosse la cosa più giusta per riaverle indietro vive, ma a che serve ricoprirle di insulti sessisti, beceri e maschilisti (scritti però -attenzione- anche da molte donne) digitando da una tastiera, magari vigliaccamente coperti da un nickname? Ci fa stare meglio?

Possiamo essere stati o meno Charlie Hebdo, ma praticamente tutti in questi ultimi giorni abbiamo concordato sul fatto che la libertà d'espressione andava difesa. Ed è questa la maniera per esaltare un valore così importante? Ciò non vuol dire che vada bene l'opposto, ossia piegarsi a una forma di fastidioso e lagnoso buonismo. Essere "politicamente scorretti" è un altro diritto da tenere caro.

Ma è questa gara al travaso di bile che non serve a niente, come non sono servite a niente le vagonate di insulti che periodicamente si accaniscono su qualcuno. Con Greta e Vanessa si è raggiunto il -temiamo momentaneo- punto più basso, ma, solo per ricordare un altro caso recente, anche Emma Bonino, che ha reso pubblica la sua lotta al cancro, è stata fatta oggetto di pesanti offese. Magari è il momento di darsi una calmata. Magari è il momento di cominciare a pensare a delle scuse.

Aggiornamento del 21 gennaio
Le opinioni espresse in quest'articolo hanno dato molto lavoro ai nostri moderatori, che, sia sul sito che su Facebook, hanno dovuto "limare" le reazioni dei lettori. Sembra quasi il colmo ma non lo è: a un pezzo dove si deprecavano gli insulti online, molti hanno risposto... con altri insulti. Quelli che leggete qui sotto, al di là del fatto che contengano opinioni più o meno condivisibili, almeno qualche spunto di riflessione lo danno. Molti commenti sono stati eliminati. Non censurati, ma eliminati, perché impubblicabili.
Noi rimaniamo della nostra idea: l'offesa è la scorciatoia più breve di chi non ha argomenti, alimenta la rabbia distruttiva e non serve a niente. Il web è una grande occasione di libertà, democrazia e confronto. E chi ci crede avrebbe diritto a delle scuse. Poi, certamente, nel concreto, la storia di Vanessa e Greta è ancora da chiarire in molti punti, nessuno si è messo in testa di assolvere tout court le due ragazze, altro che buonismo. E ancora, altrettanto ovviamente, la gente è arrabbiata per tanti motivi e ha tutte le ragioni per esserlo. Ma vomitare nefandezze in rete (spesso con un nickname) non sembra una grande idea per risolvere i problemi del mondo...

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