Uno studio italiano ha dimostrato che l'oncoimmunoterapia "rieduca" le difese naturali a riconoscere e distruggere il tumore, evitando così la pratica di asportazione preventiva
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La nuova arma per contrastare il cancro al seno arriva da nuove terapie in grado di "educare" il sistema immunitario a reagire alla malattia in modo naturale. La pratica della cosiddetta oncoimmunoterapia si è rivelata efficace già per altre forme tumorali (come melanoma e cancro al polmone). Grazie però a un nuovo studio tutto italiano condotto presso l'Istituto Oncologico Veneto di Padova, la tecnica si è rivelata efficace nell'indurre le difese naturali a riconoscere e distruggere il tumore, evitando l'asportazione preventiva delle mammelle.
La nuova "cura" impedisce alle cellule cancerose di evadere la sorveglianza del sistema immunitario e quindi di trasformarsi in tumore. "L'oncoimmunoterapia - spiega Pierfranco Conte, direttore dell'istituto padovano - sembra particolarmente promettente proprio verso quei tumori al seno più aggressivi". In altre parole il temuto gene Brca1 - meglio noto come "gene Jolie" - da "spauracchio" diventa invece un'occasione per una terapia più efficace.
La studio è stato condotto su un campione di 400 pazienti, ai quali sono stati somministrati farmaci "intelligenti" inibitori di un enzima chiave che le cellule carcerose sono in grado di utilizzare. Ma la scoperta forse più importante è che la terapia immune è duratura nel tempo. "Il sistema immunitario - sottolinea Conte - diventa capace di controllare il tumore molto a lungo. Finalmente si può cominciare a parlare di guarigione".
Non è finita qui. La cura offre alla donna buone possibilità di conservare la fertilità anche dopo la guarigione dal tumore al seno. Con questa nuova tecnica si potranno insomma evitare casi Jolie in futuro. La celebre attrice aveva una mutazione ereditaria a carico del gene Brca1 che aumenta il rischio di tumori al seno e all'ovaio e per evitare il rischio della malattia ha optato per la mastectomia.
La ricerca continua - Questa via ha prodotto risultati significativi che hanno consentito in molti casi di aumentare la probabilità di guarire, soprattutto per alcuni tipi di tumore mammario come quelli a recettori ormonali positivi e i tumori Her2 positivi. "Sono però emersi anche i limiti di queste terapie a causa della capacità del cancro di mutare continuamente - conclude Conte - e quindi di diventate insensibile agli stessi farmaci che funzionavano poco tempo prima. Per cui adesso si sta provando a combattere i tumori utilizzando sostanze che attivano le stesse difese immunitarie dell'organismo".