PENSIONI

#Riscattalaurea, quello che i Millennials dovrebbero sapere

Sta spopolando sui social la campagna che chiede il riscatto della laurea gratuito per i nati tra il 1980 e il 2000. Ma cosa prevede la proposta e cosa cambierebbe rispetto al passato?

31 Lug 2017 - 17:41
 © web

© web

Sta spopolando sui social network, è entrata nei palazzi che contano, ha fatto discutere e lo farà ancora per mesi. Forse perché intercetta una domanda che milioni di persone, fino ad oggi, non avevano avuto il coraggio di fare. Così, da iniziativa spontanea, la campagna #Riscattalaurea potrebbe presto trasformarsi in un provvedimento storico. Per molti, infatti, negli ultimi anni riscattare il titolo universitario più che un sogno è diventato un miraggio. La crisi ha scombinato i loro piani. Perché un’operazione del genere ha dei costi davvero alti, diventati proibitivi per una generazione che è stata costretta a destreggiarsi tra disoccupazione e precariato. Oggi, però, i millennials – ragazzi nati tra il 1980 e il 2000, colpiti appieno dalle difficoltà lavorative – vedono un barlume di luce in fondo al tunnel. Lo scrive Skuola.net.

La campagna #Riscattalaurea
Una foto con un cartello – con su scritto, appunto, #Riscattalaurea – da postare sui social accompagnata dallo stesso hashtag. Tanto è bastato per riaprire la ferita. E per far diventare virale il fenomeno. Ma stavolta, a differenza del passato, pare che si faccia sul serio. I promotori del coordinamento #Riscattalaurea - Luigi Napolitano e Rosario Pugliese - negli scorsi giorni hanno incontrato alcuni rappresentanti del ministero dell’Istruzione, i quali si sono dichiarati disponibili all’ascolto e ad approfondire le proposte, per le parti di propria competenza. Il Miur tuttavia ha smentito la notizia dell’avvio - prima della pausa estiva - di un tavolo tecnico sul tema. Nel frattempo, dal ministero dell’Economia, il sottosegretario Baretta – durante un’intervista a La Repubblica - lascia intravedere delle possibilità, pur chiarendo che "la proposta va studiata e definita, innanzitutto facendo una valutazione sui costi, che non sono stati ancora calcolati”. L’obiettivo della campagna #Riscattalaurea è permettere a tutti i laureati nell’era della crisi di far rientrare – gratuitamente - nel calcolo della pensione gli anni passati sui libri.

Gli anni spesi sui libri equivalgono a un lavoro
È evidente che gli anni dell’università sono tempo rubato alla ricerca di un lavoro stabile. Per questo, in passato, una volta firmato il primo contratto quasi tutti mettevano da parte i risparmi per ‘pagarsi i contributi’ maturati durante quel periodo, come se gli esami fossero stati un vero e proprio lavoro. Peccato che, guadagnando poche centinaia di euro al mese (come avviene oggi), non è possibile pagare la quota per il riscatto del titolo. Ciò ha significato, per una buona fetta di laureati dell’ultimo decennio, dire addio a quel vantaggio.

Quanto costa riscattare una laurea?
Non è possibile dire a priori quanto costi riscattare una laurea. Dipende da molti fattori: età, sesso, periodo storico da riscattare, anni di durata del corso di laurea (quelli previsti dall’ordinamento universitario, non quelli effettivamente impiegati per arrivare al titolo), lo stipendio percepito negli anni a ridosso della richiesta di riscatto. Se, poi, la persona che vuole riscattare la laurea non lavora, le tabelle cambiano. Insomma, un calcolo complesso. In ogni caso molto oneroso: a titolo di esempio, secondo stime Inps, un giovane 27enne con un reddito di 22 mila euro e un anno di anzianità contributiva deve investire circa 29 mila euro per il riscatto di 4 anni di studio.

I titoli universitari che si possono far rientrare nella pensione
Al riscatto a fini pensionistici, però, non concorre solo la laurea, che sia un diploma universitario (di durata tra i 2 e i 3 anni), una laurea vecchio ordinamento (tra i 4 e i 6 anni) o una laurea triennale e/o specialistica (in base all’ultima riforma dei cicli universitari). Perché per mettere fieno in cascina in vista della pensione si possono utilizzare anche: i diplomi di specializzazione che si conseguono successivamente alla laurea (e comunque al termine di un corso di durata non inferiore a 2 anni), i dottorati di ricerca (anche se conseguito all’estero, basta che sia riconosciuto in Italia), i diplomi rilasciati dagli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM). Mentre non è possibile riscattare le borse di studio concesse dalle Università per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca né gli assegni concessi da alcune scuole di specializzazione.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri