Il protagonista del musical "La febbre del sabato sera" debutta il 18 ottobre
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E' il musical "La febbre del sabato sera" la nuova scommessa di Stage Italia, dopo "La bella e la bestia", "Mamma mia!" e "Sister Act". Tutto pronto al Teatro Nazionale di Milano per il debutto il 18 ottobre del 23enne Gabrio Gentilini nei panni di Tony Manero. "Non è facile perché molti pensano a John Travolta - dice a Tgcom24 -. Ma il personaggio è un giustiziere e farlo è come una maratona. Sono emozionato per me e la mia famiglia".
Tutto ruota attorno alla storia dell'irruente e affascinanteTony Manero, interpretato nel film del 1977 da un giovanissimo John Travolta. Il protagonista è nato da una povera famiglia di immigrati italiani e cresciuto a Brooklyn, New York. Insieme ai suoi amici, sogna l’irraggiungibile Manhattan dall’altra sponda del fiume. Per sfuggire alla dura realtà quotidiana, ogni sabato sera, i ragazzi frequentano la discoteca 2001 Odyssey, dove Tony diventa il re della pista da ballo: tutte le ragazze lo adorano e per i ragazzi è l’esempio da seguire. E’ qui che una sera Tony incontra Stephanie Mangano...
Il tuo Tony Manero sarà diverso rispetto a quello di John Travolta?
Certo! Anche perché nello show che faremo risulta molto più comunicativo. Andiamo al di là dell'aspetto cinematografico per concentrarci sul flusso costante delle emozioni.
Ci saranno colpi di scena?
Tanti anche perché il primo atto è molto 'fisico', c'è tanta musica e per fare alcune scene ci vogliono fiato ed allenamento. Io ce la metto tutta ma l'altro giorno, durante le prove, mi sembrava di morire perché è una vera e propria maratona. Tutto ruota attorno a Tony, gli amici, la madre, il fratello. Insomma io sono sempre in scena.
Poi cosa succede?
Il secondo tempo è drammatico e molto psicologico. Ho cercato di analizzare molto Tony cercando di capire le sue origini, le persone di cui si circondava. All'inizio mi sono preoccupato un po' ma poi mi sono detto, per farmi coraggio: 'Sono bello, intelligente e ce la posso fare!' (ride, ndr).
Hai battuto oltre duemila aspiranti Tony Manero, come ci sei riuscito?
Io volevo essere Tony, quel ruolo doveva essere mio. Sono stato molto determinato e quando ho fatto i provini mi sono emozionato assieme al personaggio. Ho difeso il mio sogno e volevo fortemente che una volta alzato il sipario la mia famiglia si trovasse lì in prima fila, orgogliosa di me (si commuove, ndr).
Pensi ad una carriera cinematografica?
Non vedo l'ora di poter recitare in un film! Ho fatto un corso di perfezionamento a Roma e ho capito che la dimensione del set è assai diversa da quella teatrale. Tutto, dallo sguardo a ogni minimo gesto, è concentrato nell'obbiettivo della telecamera. E' un'esperienza speciale.
C'è qualche regista con qui vorresti lavorare?
Sono tanti, ora non mi viene in mente nessun nome. Però qualche straniero sì.
Ad esempio?
Con quelli che hanno fatto 'La vie en rose' (Olivier Dahan, ndr) e 'The artist' (Michel Hazanavicius, ndr). Film stupendi.