In vista dell'uscita di "All'ultima spiaggia" la giovane attrice si racconta. E si dice favorevole all'affido dei bambini a coppie omosessuali
Nicole Grimaudo © Ufficio stampa
Attrice e doppiatrice, continua la schiera di successi della giovane siciliana Nicole Grimaudo. Il 4 ottobre uscirà nelle sale "All'ultima spiaggia". Uno sguardo ironico sull'Italia di oggi. A fare da cornice ai quattro episodi che compongono il film è un reality show, in cui per vincere bisogna dimostrare di essere il più disperato d'Italia. Abbiamo chiesto a Nicole una buona ragione per vederlo: "Per ridere di noi e prenderci un po' in giro".
Interpreti il ruolo di Ester, ci racconti il tuo personaggio?
Dopo una storia con Riccardo, che è Dario Bandiera, mi innamoro di Ramona e con lei comincio una storia d'amore importante. Tanto da decidere di avere un figlio. Ester è una donna molto combattuta. Ma a un certo punto decide di avere un figlio con la sua compagna. Insieme decidono di andare in Spagna, ma dopo una serie di divertenti gag ci ripensano, tornano in Italia e chiedono proprio a Riccardo la cortesia di donare loro il seme. Da lì lo svolgimento. Come in tutto il film, ci prendiamo il lusso di trattare un tema delicato, come quello dei figli alle coppie omosessuali, ma con il sorriso e l'ironia.
Nella realtà tu saresti pro o contro l'adozione di un figlio da parte di una coppia omosessuale?
Più passa il tempo e più dobbiamo fare i conti con la realtà, molto forte e presente, degli omosessuali. Io non mi sconvolgerei per niente. Mi fa molto più male l'idea di un figlio con dei genitori che non si amano più o che non sono particolarmente attenti. Metteri al primo posto l'amore perché credo sia fondamentale per far crescere un figlio nel migliore dei modi. È un'idea che ci lascia perplessi perché è una realtà ancora da metabolizzare e accettare. Certo la cosa che più potrebbe preoccuparmi è quella dell'inserimento del bambino in una società non pronta, più che quella di un bambino affidato a una coppia omosessuale.
Il film "All'ultima spiaggia" è ambientato in un reality. Tu sei un appassionata dei reality, parteciperesti?
Io mi lascio incuriosire da tutto quello che diventa socialmente forte, che fa parlare e discutere. Da qui al seguirli assiduamente ne passa. Diciamo che mi informo perché l'epoca reality è la nostra, ma non riesco ad appassionarmi più di tanto. Non riuscirei mai a partecipare come concorrente. La cosa che più mi spiace è che adesso partecipare a un programma è diventato un mezzo per provare a diventare famosi, una sorta di recita. Si è perso il valore di esperimento "sociologico" dei primi tempi. Ormai i concorrenti non si divertono più, sono troppo abituati alle telecamere. Io credo che un programma di questo tipo possa essere una vetrina, discutibile o no, ma poi per affrontare il mondo dello spettacolo c'è bisogno di altro. Anche "Non è la Rai" era una sorta di esperimento.
Tu hai cominciato con Boncompagni a soli 14 anni e ti è andata bene, ma sognavi già di fare l'attrice. Che ricordi hai di quel periodo?
Per fortuna ho iniziato scherzando, divertendomi. Prenderti sul serio allora sarebbe stato pericoloso. Avevo certamente voglia di mettermi in gioco. È stato un susseguirsi di vicende, il caso, che mi ha fatto percorrere questa strada. Forse più che "Non è la Rai" è stato il primo lavoro a farmi capire cosa volevo davvero fare nella vita. Non ero però assolutamente una ragazzina che sognava il mondo dello spettacolo. Adesso invece sembra che le 14enni siano davvero disposte a tutto per un po' di notorietà... . "Non è la Rai" è stato un programma molto criticato. Ma credo che le immagini che possiamo vedere oggi in giro siano molto più forti e spinte e per certi versi "esagerate". Oggi quel programma sarebbe da mandare di notte. Noi eravamo carine, ammiccanti, ma mantenevamo una certa ingenuità. Stento oggi, per strada, a riconoscere 14enni che fanno la vita - e hanno l'atteggiamento - da 14enni. Spesso i nostri film che partecipano ai festival in Italia, hanno molte critiche e niente premi.
Ma il cinema italiano è valorizzato abbastanza?
È un difetto po' italiano: cominciare ad apprezzare le nostre cose, quando le apprezzano all'estero. C'è una sorta non di abbraccio, ma sempre molta critica e questo mi spiace molto. In Italia si stanno facendo per fortuna moltissimi film belli, che ci permettono di andare all'estero. Vedi Garrone e Sorrentino. Stiamo tornando oltreoceano per fortuna. Adesso è faticoso, ma c'è molta voglia di stringere i denti, comunque di produrre. Ci sono pochi soldi e tante difficoltà, quindi ogni film riuscito si potrebbe definire un piccolo miracolo. Ma è meglio questo che mollare.
Il cast di un tuo ipotetico "film perfetto"?
Come regista Crialese o Sorrentino. Attrice Valeria Golino, la trovo una donna stimolante e con moltissime cose da raccontare. Attore Filippo Timi. Per le musiche sceglierei un giovane esordiente, uno "sconosciuto". E invece come direttore della fotografia proporrei me stessa. Se dovessi passare dall'altra parte, studiando molto, penso che farei proprio quello.