Quasi quattro ore di concerto per la prima data milanese del "The River Tour 2016"
di Domenico CatagnanoBruce Springsteen a Milano è ormai un classico, un classico che non stanca. A trentun anni dalla prima esibizione, si è consolidato l'amore -ed è amore vero- tra il Boss e il pubblico milanese. Questo era la sesta volta a San Siro, ed è stata una grande, epica cavalcata, come sempre. Sessantamila persone tra prato e tribuna (altrettante ne sono attese per l'altra data milanese, il 5 luglio, poi si replica a Roma il 16), una scaletta da 35 tracce per quasi quattro ore di concerto, un crescendo che è via via diventato una festa: Bruce, ormai prossimo ai 67 anni, sembra aver fermato il tempo, ha la stessa energia che aveva agli inizi della sua carriera. E come lui la fedele E street band.
Il "The River tour", che riprende il titolo di un doppio album tra i più amati del Boss, ha presentato 14 brani tratti dal disco uscito nel 1980, tra cui la stessa "The River", uno dei momenti più intensi dello show. Uno show che è stato un crescendo tra grandi classici e fuori programma che hanno composto una scaletta che come sempre ha preso forma durante l'esibizione.
Ma è sempre il dialogo col pubblico il valore aggiunto di ogni concerto del Boss. San Siro ha accolto Bruce con una grande coreografia, dagli spalti si poteva leggere la frase "Dreams are alive tonight", e per tutto lo show lo scambio tra gli spettatori delle prime file con Springsteen è stato continuo. Decine di cartelli con frasi, richieste di canzoni, dichiarazioni d'amore che non sono sfuggiti all'occhio del Boss. Il popolo chiede "Lucky town", ed ecco servita "Lucky town". Tra i cartelli ondeggia un pupazzo con su scritto Lucille, e parte la cover del pezzo di Little Richard. Una generosità continua culminata quasi a fine concerto, quando Springsteen ha fatto salire sul palco quattro giovani pescati a caso tra la marea festante.
Proprio nell'ultima mezz'ora l'apoteosi con "Because the night", "Born in the Usa", "Born to run" e "Dancing in the dark", con lo stadio illuminato a giorno e pubblico in delirio. "Shout", cover di un pezzo Otis Day and the Knights reso celebre dal film "Animal House", portata avanti fino allo sfinimento, è l'ultima scarica elettrica prima dei saluti. Springsteen inscena un numero da teatro con Little Steven, come a far capire di non voler lasciare il palco. Palco che invece si illumina ancora senza la E Street band ma col Boss da solo, chitarra e armonica, per un finale con "Thunder Road" già proposto altre volte, e che come le altre volte ha la stessa intensità. "Questo un posto molto speciale per noi, con il migliore pubblico", ha detto prima di chiudere. E i 60mila di San Siro, che fino all'ultimo non si sono mossi dai loro posti, sanno che non è una semplice frase di circostanza.