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Conte, top player della Juve campione d’Italia

Dalla squalifica al secondo scudetto consecutivo: il mister bianconero più decisivo di Pirlo e Buffon. Meno corsa, più vittorie: ha rimodellato la Juve confermandola la più forte di tutti. E adesso l’Europa.

06 Mag 2013 - 12:20
 © LaPresse

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Conte come nessuno mai. Se qualche bianconero non l’ha ancora fatto potrebbe essere questo uno striscione da esporre l’anno prossimo allo Juventus Stadium. Nessun allenatore prima del 44enne leccese aveva mai vinto lo scudetto in un solo girone. La gioia più bella del mister bianconero è arrivata nell’anno più sofferto, quello che una giustizia sportiva a due velocità l’ha costretto a vedere metà campionato da dietro il buco di una serratura. Blindato a Torino, insultato e offeso quasi ovunque in trasferta.

Anno I dell’era post Del Piero - Conte è uscito dal tunnel (figurato e non solo) dell’omessa denuncia solo 18 partite fa, la sera di Palermo-Juve del 9 dicembre 2012 quando un gol di Lichtsteneir bastò per vincere. Ironia della sorte, oggi i siciliani sono stati spettatori non paganti dello scudetto numero 29 dei bianconeri. Un titolo meritato da giocatori, società ma soprattutto da Conte, confermatosi un Mister con la emme maiuscola.

Nell’anno I d. adp. (Alessandro Del Piero), Antonio Conte ha vinto perché ha guidato la squadra che lui ha fatto diventare la più forte di tutte. Non ce ne vogliano altri pluri-scudettati allenatori ma Chiellini e soci probabilmente non avrebbero rivinto lo scudetto senza Conte in panchina. Prova ne sia che diversamente dalla passata stagione non c’è oggi un giocatore simbolo della Juventus campione d’Italia 2012-2013. Non c’è il Pirlo stratosferico dell’anno scorso, non c’è (e non c’è mai stato) il goleador di razza, non c’è la stella tra le stelle. Nemmeno Buffon è apparso sopra gli altri, eppur essendo ancora tra i migliori al mondo. Il gruppo-Juve in quanto tale invece non ha quasi mai steccato perché c’era Conte in settimana e da dicembre anche in panchina. A lui va sempre lo sguardo di qualsiasi bianconero dopo un gol fallito o un passaggio sbagliato. Il tecnico ha saputo plasmare la squadra senza più farla correre da forsennata per 95 minuti ogni domenica, come dodici mesi fa. La Juve ha abbassato il ritmo, ha ragionato di più e pareggiato meno. Vero: ha perso l’imbattibilità assoluta ma ha vinto dodici volte fuori casa.

Conte ha fatto di necessità virtù: se Agnelli e Marotta gli comprano prima Bendtner e poi Anelka, lui dosa Matri e Quagliarella (due giocatori evidentemente ritenuti riserve di Vucinic-Giovinco). Il primo segna a raffica nel momento più difficile della stagione vale a dire a gennaio e febbraio. Il secondo sfrutta al meglio la partite in Europa. Ma Conte è anche furbo e meno integralista di quando è tornato a Torino con quel 4-2-4 nella testa: sa di avere in casa un potenziale fenomeno chiamato Pogba, lo aiuta a crescere, lo aspetta e adesso gli lascia briglia sciolta, spingendo un signor centrocampista come Marchisio dalle parti di Vucinic. Con uno così Pirlo e Vidal (il miglior juventino dell’anno?) possono anche rifiatare ogni tanto.

L’Europa non può più attendere - Ad oggi Conte non è un vincente a livello continentale ma chi ha vinto al primo colpo? I bianconeri hanno fermato il Chelsea due volte, hanno vinto in Ucraina quando lo Shakhtar era al clou della stagione, hanno fatto un solo boccone del Celtic prima di capitolare davanti alla tracotanza teutonica del Bayern. Forse si poteva fare qualcosa in più nei 180 minuti dei quarti. Forse si segnava un golletto, forse se ne incassavano un altro paio. Il calcio è bello perché ognuno lo può declinare a modo proprio. I numeri però dicono che la Juve ha perso col Bayern, il Barcellona è stato umiliato dal Bayern. Adesso arriva l’estate, la campagna acquisti precede quella europea. Conte non può più attendere.

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