BUONA LA PRIMA

Il Brasile scaccia la paura: Neymar e l'arbitro affondano la Croazia

Nel match inaugurale dei Mondiali, i padroni di casa vincono solo in rimonta: finisce 3-1. Inesistente il rigore del 2-1

13 Giu 2014 - 00:38

Missione compiuta per il Brasile che, all'esordio nel Mondiale di casa, batte per 3-1 la Croazia e guadagna le vetta del Gruppo A. La Seleçao soffre a lungo e va sotto all'11', quando Marcelo tocca alle spalle di Julio Cesar un cross di Olic intercettato da Jelavic. I verdeoro giocano male, ma Neymar al 29' impatta da fuori. Nella ripresa, al 24', l'arbitro Nishimura concede un rigore generoso a Fred: Neymar fa 2-1. Al 92' chiude tutto Oscar.

Il Brasile scaccia la paura: Neymar e l'arbitro affondano la Croazia

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Serviva l'aiutino, e l'aiutino è arrivato. Non è quello dei 60mila dell'Arena do Corinthians, né di un fuoriclasse (comunque straordinario nella prestazione) come Neymar, bensì di un arbitro giapponese, chiamato a dirigere la gara più importante della sua vita e destinato a fallirla miseramente. Perché è l'errore di Nishimura, al 24' del secondo tempo, che indirizza la partita verso il Brasile e non rende giustizia a una Croazia ordinata, a tratti anche bella, e nel futuro, comunque insidiosa per tutti. La Seleçao porta a casa tre punti dopo aver rischiato di perderli. Sarà vero tutto – la pressione, l'emozione dell'esordio, le aspettative esagerate e probabilmente un organico "normale" rispetto al passato – ma il primo tempo, e la prima mezz'ora, consegnano al popolo brasiliano una squadra priva d'identità, incapace di dar voce al collettivo e in cui i singoli faticano ad esprimersi.

Il rimbombo del Mondiale da disputare in casa è troppo forte per i ragazzi di Scolari, che escono quasi storditi dagli spogliatoi e provano a far trascorrere i primi minuti con un possesso palla sterile, quasi per allontanare i pericoli. Ma i difetti più evidenti vengono fuori quando il signor Olic, ormai un veterano a certi livelli, può colpire indisturbato in mezzo all'area (con Dani Alves scavalcato dal pallone). Il Brasile è graziato la prima volta, non la seconda. Olic si invola sulla sinistra, mette in mezzo per Jelavic, ma la deviazione decisiva, alle spalle di Julio Cesar, la assesta Marcelo, che poi si guarda attorno incredulo. La difesa, guidata da Thiago Silva e David Luiz (per lui il ruolo di centrale appare un po' desueto dopo un'annata in mediana), è schierata malissimo e fa acqua dappertutto. La Croazia, con due-tre mosse intelligenti, prende il controllo della partita, anche se il talento di Kovacic resta soffocato in un centrocampo molto folto. La Seleçao carica a testa bassa e produce un normale forcing: Pletikosa smanaccia su Paulinho e Oscar, ma arriva clamorosamente in ritardo sul tiro di Neymar, che da venti metri imbuca nell'angolino basso, alla sinistra del portiere. Al 29' il risultato è nuovamente in parità. Ma il Brasile rifiuta l'inerzia della partita e continua a vivere di stenti, il primo tempo si spegne lentamente.

Anche nella ripresa si viaggia sotto ritmo e Scolari ricorre alla panchina: dentro Hernanes. Neymar, che prima del gol aveva rischiato per una sbracciata (al limite della gomitata) su Modric, adesso si fa falciare da Corluka: la punizione di Dani Alves si perde alta. Al 24', dopo la sostituzione di un Hulk in versione ectoplasma, arriva la grazia dell'arbitro. Fred riceve palla in area, carica il tiro ma poi si accascia al suolo. Il signor Nishimura ravvisa un fallo inesistente di Lovren e assegna un rigore: Neymar si presenta sul dischetto e piega i guantoni a Pletikosa, è il 2-1 che vale oro. Qui, ancora una volta, il Brasile avrebbe l'opportunità di mettere in ghiaccio la partita, ma la Croazia resta pericolosa e solo Julio Cesar con un paio di interventi (su Modric e Perisic, con la difesa ferma a guardare) la tiene a distanza. Nel finale c'è gloria (tutta meritata) per Oscar: ripartenza e tiro di punta sul primo palo. Per Pletikosa è notte fonda, il Brasile può respirare.

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