Dopo il colosso cinese JD, anche la società americana si lancia nel settore. I test, che si svolgeranno nei cieli anglosassoni, saranno condotti su pacchi pesanti non più di 2,3 kg.
Il 2016 è l’anno di una svolta epocale nell’ambito dell’e-commerce. Il big cinese del commercio online JD ha lanciato ufficialmente il servizio di consegna tramite droni. Battuta sul tempo dalla concorrenza di Pechino, Amazon corre ai ripari e lancia in Inghilterra i primi test sui delivery drones. Una nuova dimensione commerciale che permetterà di raggiungere i clienti che abitano nelle zone più isolate.
Era stata la prima azienda a parlare di consegna a domicilio tramite droni, ma non altrettanto tempestiva nel metterla in pratica. Già nel 2013 infatti Amazon aveva annunciato di voler recapitare i suoi prodotti con velivoli senza pilota, ma i primi test condotti dalla compagnia negli Stati Uniti non hanno dato i frutti sperati. Questo perché negli Usa l’utilizzo di droni per consegne retail è un reato, mentre le autorizzazioni che vengono rilasciate riguardano solo gli scopi ricreativi.
Ad aver tratto beneficio delle sventure burocratiche di Amazon, è stata la competitor JD, numero due dell’e-commerce cinese e seconda solo ad Alibaba. Da fine 2015 l’azienda di Pechino ha iniziato a far circolare i suoi droni rossi, scommettendo tutto sul fattore logistico. Se i tempi di consegna non sono dei più veloci (24-48 ore), i postini volanti di JD permettono di raggiungere alcune tra le zone più remote del paese.
Aspettando che Washington riveda la normativa che vieta i delivery drones, Amazon riceve l’okay di Londra per ripetere gli esperimenti in Inghilterra. Tra le sfide più difficili vi saranno quella di evitare gli ostacoli in volo e di non interferire con lo spazio aereo circostante. L’esperimento sarà condotto su velivoli che trasportano pacchi pesanti non più di 2,3 kg (peso che, fa sapere un portavoce dell’azienda, corrisponde al 90% delle vendite su Amazon). Durante le prove i droni – com’è di prassi per operazioni di questo tipo - saranno limitati ad una altitudine di 122 metri e tenuti lontano dalle traiettorie di volo per l'aeroporto.
Su quando inizierà effettivamente il business la compagnia non si sbilancia. Dai vertici dell’azienda assicurano: “Non abbiamo intenzione di lanciare fino a quando non saremo in grado di dimostrare sicurezza assoluta”. E intanto anche Google si è portata avanti: il suo progetto si chiama Project Wing e sarà operativo l’anno prossimo.