di Marco Palma
Una risposta volta a costruire una professione che può evolvere e stare al passo con i tempi, purché sia sostenuta dalle istituzioni e alla condizione che si dia un supporto alle cure territoriali, che servono non solo per proteggere gli ospedali e i Pronto Soccorso che sono in una situazione critica, ma la popolazione stessa, che è sempre più anziana e con molte comorbosità.
Tra gli ambiti approfonditi, infatti, vi è stata proprio la presa in carico del paziente anziano secondo le nuove Linee Guida nazionali sulla Valutazione Multidimensionale: uno strumento realizzato dalla Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie e dalla Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, con il supporto metodologico dell’Istituto Superiore di Sanità e con il contributo di altre 25 società scientifiche. Con l’analisi di ogni aspetto, non solo clinico, ma anche psicosociale, della vita di una persona, si può arrivare ad avere visite, diagnosi e trattamenti personalizzati per ogni paziente con più di 65 anni. Gli aspetti sociali, come solitudine o povertà, acquisiscono rilievo nel determinare decadimento cognitivo; la nutrizione influisce sulla sarcopenia e il conseguente rischio di cadute; la sedentarietà incide sulle sorti prognostiche delle malattie cardiovascolari, del diabete e altre ancora. Quando la fragilità diventa molto alta, ad esempio nei malati che si avvicinano alla fine della vita, diventano rilevanti anche gli aspetti spirituali, che sono indispensabili per affrontare gli ultimi anni dell’esistenza. Si passa quindi da una medicina finalizzata a trattare la malattia ad una medicina olistica finalizzata alla salute della persona nella sua interezza.