Il caso

Cecilia Sala, la possibile ritorsione per l'arresto di un cittadino svizzero-iraniano a Malpensa

La diplomazia italiana è al lavoro per ottenere dalle autorità iraniane la liberazione della giornalista

di Donata Rivolta
28 Dic 2024 - 13:31
01:32 

Una trattativa condotta nella massima discrezione: la diplomazia italiana è al lavoro per ottenere dalle autorità iraniane la liberazione della giornalista Cecilia Sala, arrestata nella sua stanza d'albergo a Teheran lo scorso 19 dicembre con la generica accusa di "comportamenti illegali" e detenuta in isolamento nel famigerato carcere di Evin dove sono imprigionati dissidenti e oppositori del regime, tra cui molti intellettuali. Redattrice del quotidiano "Il Foglio" e di Chora Media, Cecilia Sala era arrivata in Iran con regolare visto giornalistico lo scorso 12 dicembre, aveva realizzato tre "stories" per il Web e sarebbe dovuta tornare Italia il 20. Ma dal 19 dicembre i contatti si sono interrotti, il giorno dopo le è stata concessa solo una brevissima telefonata alla madre: "Sto bene, ma fate presto", ha detto.

Cecilia Sala ha anche ricevuto ieri in carcere la visita dell'ambasciatrice italiana in Iran Paola Amadei, che ha avviato i contatti con le autorità locali: "Sta bene, è in cella d'isolamento, lavoriamo con grande discrezione per riportarla in Italia", ha confermato il ministro degli Esteri Tajani. La vicenda - che è gestita dall'Aise, il servizio segreto italiano per l'estero, appare particolarmente delicata perché potrebbe essere collegata con l'arresto all'aeroporto di Malpensa, il 18 dicembre, di un tecnico dalla doppia cittadinanza -svizzera e iraniana - di cui gli Stati Uniti chiedono l'estradizione. È accusato di aver fornito ai pasdaran iraniani i droni per colpire una postazione militare americana in Giordania, causando la morte di tre soldati. L'arresto di Sala potrebbe quindi essere uno strumento di pressione perché l'Italia non conceda l'estradizione del tecnico, ma è d'obbligo la massima cautela.

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