La forza della vocazione

Conflitto israelo-palestinese, le storie e difficoltà dei medici

Il racconto di un dottore palestinese che in guerra ha perso tre figlie

di Francesca Ambrosini
20 Nov 2024 - 10:34
01:28 

La vita, prima di tutto. La forza della vocazione che non ti fa vedere dove ti trovi ma solo la missione che devi portare a termine. Oltre le bombe, oltre le schegge, in ogni guerra ci sono migliaia di pazienti da salvare a prescindere da chi siano, dal loro vissuto, dal loro credo. E ci sono anche - per fortuna - migliaia di medici e infermieri in trincea. Hanno curato talebani, dittatori, terroristi, orfani, mamme e papà. Vivono sul confine fra due mondi che si odiano dove tutti i criteri e le logiche sono saltati. In primis quelli che riguardano la sanità. 

A Gaza pochissimi ospedali sono rimasti operativi: mancano farmaci, strumenti luce e acqua. Ma i medici e i volontari da tutto il mondo lavorano fianco a fianco in strutture da campo. Tra le storie più strazianti quella di un dottore palestinese che in guerra ha perso tre figlie. È il protagonista del documentario "I shall not hate, non odierò'' presentato al Terraviva Film Festival. Non ha trasformato il dolore in odio. "Perché - racconta - l'odio è contagioso". Ora fa partorire le donne israeliane.

In questo strazio è come se la luce - quando c'è - brillasse più forte. Come quella "accesa" dai volontari dei kibbutz di confine che accompagnavano i palestinesi negli ospedali israeliani per le cure. Palestinesi o israeliani poco importa. Sono tutte mani tese di uomini ad altri uomini.

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