Il primo era stato lanciato nel 2020
di Beatrice BortolinIl sito Eni di Calenzano non è sicuro. Il primo allarme era stato lanciato nel 2020 da Medicina Democratica, un movimento di lotta per la salute, che aveva evidenziato tutte le criticità dello stoccaggio di 162mila tonnellate di combustibili fossili - tra benzina, gasolio e petrolio - non lontano dal centro abitato, dall'autostrada, da una piscina comunale e un centro commerciale. Un allarme che rimase inascoltato. Eppure, non fu l'unico. Nel 2022, anche il comune di Calenzano, in un elaborato tecnico, individuò sul proprio territorio due stabilimenti a rischio. Uno è proprio il deposito di carburante esploso. Anche L'Arpat, l'agenzia regionale per la protezione ambientale, lo inserì tra i 9 stabilimenti da monitorare. Questo sarebbe l'unico per il quale non vennero richieste misure integrative di sicurezza.