Israele, il Paese si ferma: dichiarazione shock di Netanyahu, sempre più nel mirino

Strade bloccate, manifestanti in piazza, aeroporto internazionale Ben Gurion chiuso, così come scuole, uffici, banche, ristoranti e negozi. Israele si ferma fino alle 18:00 per lo sciopero generale, il pressing su Netanyahu e sul governo israeliano per chiudere un accordo su tregua e liberazione degli ostaggi sempre più insistente. Anzi, sembra quasi di essere arrivati a uno spartiacque, dopo l'uccisione di altri sei ostaggi, trovati dall'Idf in un tunnel di Rafah.

Lo shock, la rabbia e il lutto per quelle esecuzioni di fatto - i rapiti sono stati uccisi con un colpo alla testa - hanno aumentato l'urgenza di trovare un'intesa che riporti a casa gli ostaggi, un centinaio di persone circa, tra loro anche quei prigionieri ormai senza vita ma ancora intrappolati nei sotterranei di Gaza. Il dolore, insopportabile, ha attraversato la piazza di Tel Aviv: una serata di proteste di massa, migliaia di persone tra urla, bandiere e sei bare simboliche sul palco per dire al premier che il tempo è finito, sta a lui e alla diplomazia trovare subito una soluzione.

Netanyahu non si è ancora mostrato in pubblico, ma avrebbe chiesto una risposta pesante e rapida contro Hamas. Il gabinetto di sicurezza è spaccato, con l'opposizione netta del ministro della difesa Gallant alle strategie politiche e militari di Netanyahu, sotto accusa da più parti mentre i media israeliani hanno lasciato trapelare anche gli audio e le frasi gelide del primo ministro agli ostaggi liberati che ha già incontrato: "Anche io sono stato torturato, ne sono uscito".

In queste ore i raid nella Striscia hanno colpito una scuola, uccidendo almeno 11 terroristi che si nascondevano lì, secondo l'idf, mentre cresce l'attesa per il vertice in giornata nella situation room della Casa Bianca: Biden e la vice Harris, insieme ad Egitto e Qatar, starebbero preparando un accordo finale, da prendere o lasciare