E' una delle ipotesi formulata per l'intricato caso della donna di 63 anni scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e il cui cadavere fu trovato il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico
di Alessandra RollaNon un suicidio, ma un probabile soffocamento. A oltre tre anni dalla morte di Liliana Resinovich, scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata priva di vita il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico con la testa e la parte inferiore del corpo infilate in due sacchi neri, l'ipotesi iniziale viene ribaltata dalla super perizia. Quella affidata dalla Procura all'antropologa forense Cristina Cattanero, ai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e all'entomologo Stefano Vanin, depositata all'1.40 di sabato notte.
Dalle prime indicazioni che emergono, il quadro indiziario è totalmente diverso rispetto agli esiti della prima inchiesta, che stava per essere archiviata come suicidio. Il gip Luigi Dainotti ha respinto la richiesta della Procura e il fascicolo numero 005545 aperto il 22 dicembre 2021 per sequestro di persona a giugno 2023 è diventa un'indagine per omicidio. E in questa direzione puntano ora i risultati delle nuove analisi effettuate sul corpo (riesumato) di Liliana: la prima autopsia indicava come causa del decesso uno scompenso cardiaco acuto, la seconda conclude che a causarlo sarebbe stata un'asfissia provocata da terzi.