La truffa scoperta dalle forze dell'ordine ammonta a oltre 36mila euro
di Beatrice BortolinEra in carcere per spaccio di droga, ma percepiva il reddito di cittadinanza. Come lui, anche la moglie 36enne. Insieme, avrebbero ricevuto dall'Inps, senza averne diritto, oltre 36mila euro. Ad intascare l'assegno destinato a chi è in cerca di un lavoro e non lo trova, Alessio Capogna, classe 1991, giovane boss romano legato allo spaccio di stupefacenti, che riforniva di cocaina e crack i quartieri centrali della Capitale, da Piazza Navona a Piazza del Fico. L'uomo appartiene a una nota famiglia della mala romana: è cugino dei fratelli Fabrizio e Simone, collaboratori di giustizia che stanno aiutando le forze dell'ordine a ricostruire l'attuale panorama criminale della Capitale. Nel 2021 Alessio Capogna e consorte hanno fatto domanda per il reddito di cittadinanza pur trovandosi in stato di reclusione, e quindi nell'oggettiva impossibilità di cercarsi un nuovo lavoro. L'istituto previdenziale, però, non può verificare nel casellario giudiziario e quindi ha dato il via libera per l'erogazione mensile dei soldi, regolarmente arrivati alla coppia per due anni.
Ad accorgersi dell'illecito le forze dell'ordine. E non è neanche la prima volta che chi è nei guai con la giustizia chieda sfacciatamente il reddito all'Inps: lo hanno fatto boss e latitanti di mafia e camorra, e a Roma, giusto lo scorso anno, alcuni componenti dei clan dei Casamonica e degli Spada.
I carabinieri ne avevano scoperti ben 23: tutti con false dichiarazioni e falsi requisiti, si erano inventati anche più familiari per avere più soldi, truffando così lo Stato per oltre 95 mila euro.