Terzo giorno di manifestazioni dopo la detenzione del sindaco e oppositore di Erdogan. Scontri con la polizia: 340 arresti e numerosi feriti
di Francesca Canto"Siamo qui per portare un messaggio sull'ingiustizia sistemica della società turca, non solo per sostenere Imamoglu" - dicono alcuni manifestanti, davanti al comune di Istanbul. Sono scesi in piazza per il terzo giorno consecutivo dopo l'arresto del sindaco della città e principale oppositore di Erdogan - avvenuto mercoledì scorso - solo quattro giorni prima dell'annuncio della sua candidatura alle elezioni del 2028.
Proprio domani - infatti - i cittadini sono chiamati a votare per le primarie del CHP, principale forza laica del Paese e partito di Imamoglu. Ozgur Ozel - leader del partito - ha chiesto ai cittadini di recarsi alle urne per votare comunque il sindaco di Istanbul, ancora detenuto in carcere, e dare un segnale ad Ankara.
La tensione rischia di aumentare ancora nelle prossime ore, anche perché il numero dei manifestanti è in crescita. Ieri sera, 300mila persone hanno affrontato le barricate della polizia per le strade di Istanbul, altre migliaia in strada a Izmir.
Il fuoco brucia lungo i viali pieni di gente, la polizia usa idranti e gas lacrimogeni per disperdere la folla. Tanti i feriti mentre il numero degli arresti sale a 340.
"Un'operazione anticorruzione a Istanbul viene usata come scusa per fomentare disordini. Non cederemo al terrorismo di strada" - dice Erdogan, attaccando Ozel e il CHP. Ma gli scontri continuano. In gioco non solo la democrazia ma anche la tragica situazione economica in cui versa la Turchia. Ed è così che la tensione nel Paese con il secondo esercito più grande della Nato rischia di andare oltre i limiti.