Tremila buyer statunitensi nonostante le misure volute da Trump. "Sarà una grande edizione", assicurano gli organizzatori
di Paolo Brinis, Gaia PadovanÈ un Vinitaly più che mai segnato dall'attualità politico-economica quello che si è aperto a Verona. Un salone, alla 57esima edizione, che continua a macinare numeri da record: sono presenti 4.000 aziende espositrici all'interno di 18 padiglioni e vi sono buyer in arrivo da 140 Paesi, anche dagli Usa nonostante i dazi sul vino imposti da Trump. Quello vitivinicolo si conferma un comparto strategico per l'economia italiana, dando lavoro a quasi un milione di persone; un settore che incide per l'1,1% sul Pil. Un Vinitaly 2025 che coincide, dunque, con un momento di incertezza sui mercati internazionali, a pochi giorni dal varo dei dazi Usa, che proiettano preoccupazioni sull'export del vino italiano. Tuttavia, nonostante la nuova imposta, resta alta la fiducia dei buyer dagli Stati Uniti, che a Verona hanno raggiunto quota 3.000 presenze, in linea con i numeri della precedente edizione. Delegazioni consistenti arrivano anche da Canada, Cina, Regno Unito, Brasile, India, Singapore, Giappone e Corea del Sud, mentre in ambito europeo spiccano Germania, Svizzera, Nord Europa e area balcanica. "Sarà un grande Vinitaly per questi numeri, soprattutto una presenza istituzionale in questo momento - ha sottolineato il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo -, quattro ministri e due Commissari europei a Verona per presentare il pacchetto vini Ue".