Cacciatori assoldati dal Parco nazionale Arcipelago Toscano per uccidere alcune decine di capi. La Lav chiede "un intervento urgente da parte del ministro della Transizione ecologica"
A partire da lunedì 22 novembre un centinaio di cacciatori, assoldati dal Parco nazionale Arcipelago Toscano, "procederanno con la fucilazione di qualche decina di mufloni che vivono sull'isola del Giglio (Grosseto)", secondo quanto prevede il progetto Life LetsGo Giglio, finanziato con 1,6 milioni di euro. L'iniziativa vede schierata contro la Lav, che chiede "un intervento urgente da parte del Ministro della Transizione ecologica", e altre associazioni animaliste che hanno inviato una diffida al Parco.
"Bisogna consentire una puntuale attività di verifica sui contenuti del progetto e sulle modalità di esecuzione dello stesso - rende noto la Lav, - non è accettabile che decine di animali vengano massacrati, e con il denaro dei cittadini".
L'associazione riferisce che secondo il Parco dell'Arcipelago Toscano i mufloni "devono essere eradicati dall'isola perché considerati 'alieni', cioè non originari del territorio. Si tratterebbe quindi di una sorta di 'pulizia' dell'intera specie, sostenuta da motivazioni perlopiù irrilevanti, considerato che i danni all'agricoltura causati dagli animali, nonostante siano stati definiti 'ingenti', in realtà nel corso di 19 anni hanno determinato richieste di indennizzo per soli 1.200 euro totali, praticamente irrilevanti".
Ma l'operazione, si aggiunge, "potrebbe rivelarsi un vero boomerang proprio dal punto di vista dell'ambiente che gli stessi progetti Life dovrebbero invece tutelare. L'attuale popolazione di mufloni del Giglio è stata costituita intorno alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, per interessamento di alcuni scienziati, perché nell'ambiente zoologico nazionale c'era il timore che queste pecore selvatiche fossero prossime all'estinzione in natura. Quindi il mantenimento del gruppo dei mufloni gigliesi equivarrebbe alla preservazione di un pool genetico e fenotipico di indubbia importanza biologica, oltre che storica, la quale è ora messa in pericolo dal progetto voluto dal Parco. Il rischio è ripetere il grossolano errore commesso dal progetto Resto con Life sull'isola di Pianosa che, a causa della massiccia distribuzione di esche avvelenate, ha determinato l'eradicazione dell'ultimo nucleo di una rarissima sottospecie della lepre europea".
La caccia di selezione potrà durare fino al 31 marzo. In una nota l'associazione Vitadacani e la Rete dei Santuari di animali liberi rendono noto di aver inviato una diffida al Parco, sottolineando anche come abbia "disatteso quanto assicurato", ovvero "di aver scelto una soluzione non cruenta: senza dare alcuna comunicazione pubblica", ha invece "deciso di concludere lo sterminio di questa specie".
Sulla vicenda interviene anche il sindaco del Giglio Sergio Ortelli: "Sicuramente - spiega - avrei preferito che venissero trasferiti in altri luoghi senza abbatterli ma la cattura non consentirebbe lo stesso risultato. Il progetto è stato deciso dalla Comunità europea, che finanzierà il Parco, e credo che non ci sia un ente migliore per la tutela degli animali e della biodiversità".
"Purtroppo - ha aggiunto il primo cittadino - questi animali non sono autoctoni e abbattimenti del genere ci saranno in molte altre parti della Toscana. L'eradicazione è dunque necessaria perché i mufloni danneggiano le produzioni agricole dell'isola in modo irreparabile".
Gli animalisti affermano che sono pochi i mufloni rimasti al Giglio - tra i 25 e i 40 -, dopo l'abbattimento, negli scorsi anni, di un centinaio di esemplari, "colpevoli" di "non essere non autoctoni dell'isola". Dopo il Giglio, si spiega, toccherà alle altre isole: "Il piano dell'ente Parco prevede la cattura e l'uccisione dei mufloni in tutto l'Arcipelago toscano".
Il muflone europeo, ovis orientalis, si ricorda, "è l'antico antenato di tutte le pecore domestiche. È presente nelle isole mediterranee da circa 10.000 anni. Al Giglio, i mufloni presenti oggi sono la popolazione residua di un progetto di conservazione realizzato negli anni '50 che ha contribuito a salvare la specie dall'estinzione in un periodo in cui era in serio pericolo".