Mammiferi, cetacei, uccelli, rettili e anche alberi: per molti animali l'anno che sta per iniziare potrebbe essere l'ultimo sulla faccia della Terra
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Il 2018 potrebbe vedere l'estinzione di 16 specie di animali. A dirlo è il Wwf, che stila un report delle situazioni più gravi. Del Vaquita, un parente del delfino non rimangono che trenta esemplari nel golfo della California, mentre di leopardo dell’Amur, felino che vive nelle foreste temperate tra cina e russia, si possono contare meno di una settantina di esemplari. Accanto a queste, ci sono anche diverse specie a rischio sul territorio italiano.
La situazione nostrana - In Italia per alcune specie come l'orso marsicano oggi si parla di poche decine di esemplari, e lo stesso vale per l'aquila del Bonelli (quaranta coppie), il gipeto (una decina di coppie in Italia, meno di dieci mila in Asia, Africa ed Europa) o per una specie arborea che esiste solo sulle montagne della Sicilia, l'abete dei Nebrodi. A rischio anche la lucertola delle Eolie: adattata a vivere solo su alcuni scogli di queste isole, ce ne sono meno di mille esemplari.
Nel mondo - Tra le specie più a rischio, il rinoceronte di Sumatra, che condivide con tigre e orango la drammatica riduzione delle foreste abbattute per far spazio alle coltivazioni di palma da olio; il lupo rosso (meno di centocinquanta individui), il bradipo pigmeo (alcune centinaia superstite in un'isola panamense), il pangolino perseguitato per le sue scaglie 'miracolose' nella medicina tradizionale, e il chiurlottello, un uccello ritenuto una vera e propria chimera dagli ornitologi data la sua estrema rarità in tutta Europa. Pappagalli ricercati per la loro bellezza e rarità, come l'ara golablu che ha la sfortuna di nidificare proprio nei palmeti pressati dalla deforestazione. E ancora, il cavallo di Przewalski di cui vivono appena duecento esemplari in Mongolia, il Kouprey, un grosso bovide dell'Asia sud-orientale sopravvissuto con un drappello di cinquanta individui alla caccia spietata. Nella mappa c'è anche una specie di corallo, la madrepora oculata scelta come simbolo della distruzione dei fondali del Mediterraneo: è una specie di profondità (250-800 metri) e la pesca a strascico e il cambiamento climatico sono i suoi nemici.
I danni provocati dall'uomo - Il lupo della Tasmania, lo stambecco dei Pirenei, la tigre caucasica, il rinoceronte nero dell’Africa occidentale e il leopardo di Zanzibar sono stati spazzati via da bracconaggio, dal prelievo intensivo o dalla distruzione del loro habitat. Secondo il WWF, solo dal 1970 al 2012 l'uomo ha determinato il calo del 58% dell'abbondanza delle popolazioni di vertebrati terrestri e marini. L'azione umana ha amplificato forse anche di mille volte quello che è il normale tasso di estinzione delle specie sulla Terra.
Il commento del Wwf - "Abbiamo il dovere di accendere i riflettori sul rischio di estinzione di alcune specie preziose e chiamare tutti a raccolta per combattere le minacce che rischiano di cancellare tesori di biodiversità in Italia e nel Mondo". Così Donatella Bianchi, presidentessa di WWF Italia. la direttrice conservazione del Wwf Italia, Isabella Pratesi, aggiunge: "Trascuriamo inoltre che molte specie prima di noi hanno trovato, attraverso l'evoluzione, soluzioni a condizioni difficili ed estreme. Ogni insetto scomparso, ogni pianta estinta, ogni barriera corallina sbiancata, potrebbe custodire le soluzioni e i rimedi ai nostri mali incurabili o ai drammatici cambiamenti che abbiamo generato".