Inchiesta della Lega anti vivisezione: dagli "orrori" nell'arena ai fondi comunitari destinati agli allevamenti nonostante la volontà contraria del Parlamento europeo
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In una video-inchiesta internazionale la Lega anti vivisezione ha voluto raccontare gli "orrori" della corrida con immagini raccolte a settembre 2019 tra Siviglia, Madrid e Algemesi. Con questo reportage, oltre a sottolineare la crudeltà dell'uomo verso i tori, la Lav ha denunciato un altro aspetto e cioè che la corrida continua a beneficiare di finanziamenti pubblici europei nonostante la volontà contraria del Parlamento Ue.
Tori uccisi tra atroci sofferenze I filmati mostrano scene della corrida in cui il matador colpisce il toro con l'estoque, la classica spada utilizzata dai toreri per il "colpo finale", in modo non corretto, "generando agli animali già in fin di vita gravissime e lente emorragie, visibili soprattutto dalla bocca", si legge nel comunicato della Lav. Ad Algemesi è stato rilevato come la morte dei tori "sia un processo di agonia prolungato, non avvenga immediatamente, ma dopo diversi minuti, tra spasmi e sofferenze. In alcune situazioni è accaduto che gli animali venissero trascinati via ancora vivi dall’arena".
La macellazione Gli investigatori hanno avuto anche la possibilità di appurare come la carne di questi animali venga poi commercializzata attraverso delle macellerie che hanno speciali accordi per rivenderle. Questo tipo di carne, di scarsa qualità e facilmente contaminabile, viene considerata in maniera specifica e particolare all’interno del regolamento sul cibo vigente in Spagna.
I rischi sanitari Gli investigatori hanno avuto modo di filmare come gli animali vengono trasportati fuori dall’arena, nel piazzale di uno degli accessi pubblici. Vengono quindi portati movimentati nella struttura di macellazione interna che l’arena Las Ventas di Madrid possiede. In diversi casi è stato filmato il sangue dei tori lasciato nel piazzale, a contatto con il pubblico che entra ed esce dall’arena, ignorando i rischi sanitari.
I fondi europei Il punto focale dell'inchiesta della Lav è rappresentato dai fondi pubblici europei di cui continua a beneficiare la corrida nonostante la volontà contraria del Parlamento Ue. "A fine ottobre 2015, infatti, il Parlamento Europeo (con 438 sì, 199 no e 50 astensioni) ha approvato un emendamento al bilancio 2016 che prevede "che non si debbano utilizzare fondi della Pac (politica agricola comune, ndr) né di qualsiasi altra linea di finanziamento europeo per sostenere economicamente attività taurine che implichino la morte del toro.
I finanziamento Ue agli allevamenti Ma all’interno di uno degli allevamenti di animali destinati alla corrida, gli investigatori hanno ottenuto una dichiarazione da parte di un lavoratore che ammette la ricezione di fondi, da parte dell’Unione Europea, per le mucche, confermando un aspetto da evidenziare: queste aziende ricevono fondi europei per attività non collegate all’allevamento di tori per le corride, pur essendo di fatto la attività principale. La Lav ha stimato che le sovvenzioni della Pac costituiscono il 31,6% delle entrate per gli allevamenti di animali destinati alla corrida e senza questi difficilmente riuscirebbero ad andare avanti. I fondi sono gestiti e distribuiti dalle comunità autonome.
La richiesta della Lav "In questo momento cruciale di revisione della Pac - si legge ancora nel documento di denuncia della Lav -, è necessario introdurre una misura che preveda l’interruzione dello stanziamento di fondi ad allevamenti che destinano i loro tori per la corrida. Cioè 571 milioni di euro di fondi disposti dalle varie parti delle autorità spagnole e circa 130 milioni di finanziamenti concessi essenzialmente attraverso le Pac".
Il declino della corrida Intanto i nuovi dati pubblicati dal ministero della Cultura di Madrid hanno messo in luce la crisi profonda della corrida. Gli spettacoli nelle arene nel 2019 sono diminuiti del 63,4% rispetto al 2007. Nonostante questo dato, ciò che emerge dal rapporto è che dal 2007 gli allevamenti di tori destinati alla corrida sono aumentati da 1.327 a 1.339. Ma non solo: nel 2019 risultano registrati come professionisti nel settore 9.993 persone, rispetto a 7.907 del 2017.