Mare, i quattro pesci alieni del Mediterraneo
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Specie originaria dell'Atlantico del Nord, è arrivata anche in Italia. Molto aggressiva e a rapida riproduzione, è avida di pesci, cozze e vongole. Il governo ha stanziato 2,9 milioni di euro per combatterla
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Si chiama Callinectes sapidus, è un crostaceo originario dell'Atlantico del Nord ed è il nemico giurato di cozze, vongole e crostacei. Con la sua voracità, è riuscito a dimezzarne la produzione italiana che vale 100 milioni di euro. Già, perché dal 2022 ha invaso le zone di acqua dolce e salmastra in Veneto, Emilia-Romagna, Lazio e Toscana, e con la sua veloce proliferazione ha causato danni agli allevamenti ittici e alla biodiversità. Di chi stiamo parlando? Del famigerato granchio blu.
Perché è pericoloso - Si tratta di una specie molto aggressiva, a rapida riproduzione, ritenuta un vero e proprio killer per l'ecosistema di mari, lagune e stagni. È avida di avannotti (i pesci appena nati) ma anche di orate, anguille e spigole di allevamento. Rovina le reti e risale le sponde per mangiarne le uova. Non ha nemmeno problemi con le temperature, dato che resiste tra i 3 e i 35 gradi.
L'impegno del governo - Con il decreto legge Omnibus, il governo italiano ha autorizzato un esborso di 2,9 milioni di euro a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura che provvedono alla cattura e allo smaltimento della specie. L'obiettivo è contenere la diffusione del granchio blu e impedire l'aggravamento dei danni inferti all'economia del settore ittico.
Il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha spiegato che, oltre agli aiuti per lo "smaltimento dell'animale che finora aveva dei costi per le aziende", il governo prevede "altri interventi per mettere la filiera a riparo, nei prossimi anni, in termini strategici da un'evoluzione ancora più rischiosa di questo animale". In tal senso sono stati fondamentali i colloqui avuti dal ministro con i pescatori di molte aree colpite: i costi di smaltimento e cattura stimati da Fedagripesca-Confcooperative raggiungono i 100mila euro al giorno.
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Si può anche cucinare - Oltre agli aiuti, un altro modo per debellare questo granchio è... cucinarlo. Non si contano le ricette presenti su Internet che spiegano come bollire l'animale, cuocerlo in padella con rosmarino o farlo alla griglia, o ancora accompagnato da un piatto di spaghetti. Si è anche pensato di creare una vera e propria filiera gastronomica, e già in alcune zone infestate sono comparsi sui banconi di pesce con un prezzo inferiore ai 10 euro al chilogrammo.
Ma secondo gli esperti, il ricavato non è comparabile ai danni provocati all'ambiente e all'economia. Il mercato cerca infatti solo gli esemplari più grandi, ossia almeno 15 centimetri di lunghezza per 23 di larghezza. E i più piccoli? Sono tanti e non si riescono a vendere. Alcuni operatori hanno anche pensato a utilizzarli come esche per pescare, ma non è affatto una soluzione pratica e definitiva.
E in America? - Il granchio blu, come detto, è originario delle coste atlantiche del continente americano. Trova ampio utilizzo alimentare negli Stati del Maryland e della Virginia. Le sue carni, che hanno il sapore dell'astice, sono considerate una prelibatezza. Non solo: viene considerata una specie protetta a tal punto che scattano multe per chi pesca esemplari sotto misura, ossia inferiori ai 14 centimetri.