L'iniziativa di Four Paws, indirizzata alle autorità del Paese perché il cucciolo salvato non venga tenuto in una scatola ma inserito nel santuario di Pristina, è stata diffusa in Italia da Enpa
I suoi occhi spenti stanno mobilitando mezza Europa. Sono quelli dell'orsetto "più triste del mondo", come è stato ribattezzato, salvato a pochi giorni di vita in Kosovo e tenuto in una scatola in cantina dal guardiaparco che lo ha soccorso. Venuti a conoscenza della vicenda, i volontari dell'associazione Four Paws si sono subito attivati perché le autorità del Kosovo lo inseriscano nel Santuario degli orsi di Pristina. Per questo è partita una petizione-mailbombing indirizzata al ministro per l'Ambiente e Pianificazione Territoriale del Paese. In Italia l'iniziativa è stata abbracciata e diffusa dall'Enpa.
L'orsetto era stata rinvenuto a febbraio su una strada all'interno del Parco Nazionale dei Monti Šar in Kosovo ed è stato affidato in custodia ai guardiaparco. Inizialmente si era pensato di reintrodurlo nella foresta per riunirlo alla madre. Ma qualcosa è andato storto e l'idea è stato di tenerlo in cattività, anche se è illegale avere in Kosovo un orso come animale domestico.
"Abbiamo scoperto - è l'appello dell'associazione Four Paws - qualcosa di incredibile: il povero cucciolo vive in una piccola scatola di legno, al buio, nella cantina di una casa all'interno del Parco Nazionale, senza possibilità di muoversi e senza cure specifiche. Il destino dell'orsetto è preoccupante e incerto: ha bisogno del nostro aiuto prima che sia troppo tardi".
A supporto della denuncia un filmato pubblicato dagli animalisti, che era stato girato di nascosto per documentare la situazione. "E' scioccante che il governo del Kosovo non si attenga alle proprie leggi", attacca Carsten Hertwig, esperto di orsi dell'associazione.
Per salvare il cucciolo, Four Paws ha fatto richiesta di trasferimento nel Santuario dell'Orso, un paradiso naturale a 20 chilometri da Pristina dove vivono altri 19 orsi bruni, dove può ricevere le cure e l'assistenza di cui necessita. Ma l'ok da parte dell'autorità tarda ad arrivare, per questo si sta diffondendo online la petizione mailbombing. Finora sono state inviate 30mila mail, ma l'associazione punta a superare le 50mila.