Si trattava di un intervento di routine per la sostituzione del radiocollare che portava dal luglio 2021. L'animale era ritenuto troppo confidente. La denuncia di Animalisti Italiani Onlus: "Venga istituita subito una commissione d'indagine sulle cause della morte"
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Un'orsa, denominata F43, è morta la notte scorsa in val di Concei, una laterale della val di Ledro, durante un intervento di routine per la sostituzione del radiocollare che portava dal luglio 2021. Dai primi accertamenti dell'equipe veterinaria è emerso che l'animale è deceduto a seguito della posizione assunta nella trappola tubo nel momento in cui l'anestetico ha fatto effetto. Le manovre di rianimazione si sono purtroppo rivelate inutili, informa la Provincia di Trento.
Si tratta dell'Orsa F43, da tempo monitorata in modo intensivo ed oggetto di ripetuti tentativi di dissuasione a causa della sua spiccata confidenza con l'uomo. L'animale aveva circa quattro anni e pesava 110 chili. Con suo fratello, M62, era ritenuta responsabile di un terzo di tutti i danni provocati dall'intera popolazione di orsi in Trentino tanto da spingere i forestali a munire entrambi di radiocollare per seguirne gli spostamenti.
"La necessità di monitorare in modo intensivo soggetti problematici e di cercare di modificarne il comportamento - informa la Provincia di Trento - può comportare incidenti come quello occorso, dati i rischi intrinseci in operazioni delicate, condotte spesso in contesti e condizioni ambientali non facili".
Nel report sui Grandi Carnivori della Provincia di Trento, F43 era considerato l'esemplare più attenzionato, perché colpiva ''per lo più su conigli e galline, in prossimità o all’interno di centri abitati, anche in modo reiterato e confermando la forte confidenza nei confronti dell’uomo''. A luglio, ''le ripetute azioni di F43 hanno reso necessario un presidio nelle ore notturne pressoché continuo da parte del personale forestale, che ha effettuato numerose e ripetute (anche nel corso della stessa notte) azioni di condizionamento negativo'', si legge ancora.
Nei primi giorni di agosto, poi, l'orsa, alla ricerca di cibo e acqua, era stata avvistata passeggiare a Lenzumo e i cittadini avevano richiesto l'intervento "di chi di dovere" per allontanarla. I forestali erano entrati in azione con proiettili di gomma e cani anti-orso per scoraggiare il plantigrado dall'ingresso nei paesi.
Così sui social era scattata la mobilitazione degli animalisti: "Qui purtroppo non siamo in Abruzzo, proteggiamo F43 prima che faccia la fine di Daniza". Un urlo che, un mese dopo, riecheggia beffardo.
"Questa è la conferma - commenta la notizia Salviamo l'Orso, associazione no-profit per la conservazione dell'orso bruno marsicano - che le catture hanno sempre un margine di errore pur se programmate con ogni cura e cautela".
La denuncia degli animalisti - "Gli Animalisti Italiani Onlus – dichiara il Presidente Walter Caporale – chiedono che venga immediatamente istituita una Commissione di indagine per conoscere come sono realmente andate le cose. Ma chiediamo anche che qualcuno paghi per una uccisione compiuta da un dipendente pubblico. Nella morte dell’orsa F43, c’è sicuramente stato menefreghismo, superficialità e indifferenza. ‘Era solo un orso’ mi hanno risposto questa mattina alla Ausl. No: F43 (nome vergognoso che le è stato assegnato da una bestia umana) era un essere vivente: amava, correva, gioiva, soffriva, piangeva. Ora non ci sei più, cara amica: piangiamo la tua assurda morte, ci rivedremo in un altro Quando, ma intanto noi Animalisti Italiani Onlus lotteremo per cercare di darti giustizia in questa vita terrena dove tanti non ti hanno rispettata".