Il caso è stato segnalato dall'Organizzazione Mondiale per la Salute degli Animali, che ne ha ricevuto comunicazione dall'Istituto zooprofilattico delle Venezie su intervento del veterinario che ha curato il felino
Per gentile concessione della Dottoressa Nicoletta Mason © Tgcom24
E' ufficialmente Morfeo il primo gatto contagiato in Italia da Covid-19. Il soriano ha 10 anni e vive nel Veneziano: il coronavirus gli è stato trasmesso dai suoi padroni tra ottobre e dicembre 2020. "Si è ristabilito perfettamente", commenta a Tgcom24 Nicoletta Mason, la veterinaria di Marcon (Venezia) che lo ha avuto in cura con antibiotico e cortisone e che ha trasmesso tutti i dati all'Istituto zooprofilattico delle Venezie. Questa comunicazione è poi giunta all'Organizzazione Mondiale per la Salute degli Animali, Oie, che l'ha poi resa pubblica, come riferisce Il Gazzettino.
La vicenda - Morfeo, dunque, ha avuto una polmonite bilaterale, come nei casi più gravi tra gli umani, "ma è guarito perfettamente", riferisce la dottoressa Mason, come i suoi proprietari sono usciti indenni dalla quarantena casalinga.
E' accaduto, dunque, che il gatto avesse una forte tosse e la veterinaria che lo segue da sempre sia andata a prenderlo a casa, dove era in isolamento con i suoi padroni malati di Covid, con tutti i presidi di sicurezza del caso, per portarlo nel suo ambulatorio e sottoporlo ai tamponi. I risultati sono stati poi inviati all'Istituto zooprofilattico delle Venezie per contribuire al tracciamento nazionale del decorso della pandemia.
"E' importante - spiega Nicoletta Mason a Tgcom24 - evidenziare, in un'ottica di One Health, come l'attività dei Medici Veterinari coadiuvi quella della medicina umana e il senso di resposabilità che ci accomuna nel controllo della pandemia, senza creare allarmismi inutili".
"Non bisogna infatti incutere paura nei proprietari - sottolinea la veterinaria a Tgcom24. - Va solo detto che, se si è affetti da Covid-19, è bene non avere contatti stretti con il proprio gatto, intendendo di non baciarlo o tenerlo in braccio tante ore, come spesso succede con i propri mici, perché questo potrebbe favorire la trasmissione del virus".