Tenere un pollaio in un cortile di piazza Bolivar è un compito duro, ma qualcuno dovrà pur farlo. È il caso del postproducer Matteo Tranchellini che ha reso i suoi pennuti protagonisti di un innovativo progetto fotografico
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Michael fa il galletto. D’altronde, in mezzo a Chanel, Jessica e Samantha , è l’unico maschio del pollaio. Ce n’è una poi vestita sempre tutta di nero che sembra timida, anche se in realtà fa solo la preziosa. Povere galline. Schernite da una genia di autori che si è divertita a metterle alla berlina, hanno fatto dimenticare al mondo quanto fossero inspiegabilmente belle. Fino ad ora, perché con Matteo Tranchellini, adesso, fanno le top model.
Le loro storie si sono intrecciate per caso, quando Matteo – fotografo specializzato nella post-produzione – ha deciso di accogliere la richiesta dei suoi figli di prendere un animale domestico. Loro volevano un cane, lui ha preferito le galline. “Sono animali indipendenti e anche produttivi. Senza contare che comunque ti strappano un sorriso con la loro simpatia”. Le due prime galline ad arrivare sono state delle cocincine, una tipologia a cui Matteo è rimasto affezionato nel tempo. Da quel momento Tranchellini è entrato in contatto con il mondo degli allevatori, e in particolare con quello degli animali di esposizione. “Ho scoperto un universo che non conoscevo: basti pensare che tantissimi allevano galline per una questione prettamente estetica. E io, che lavoro e vivo di questo, non potevo che rimanerne affascinato”. Una passione personale unita a una serie di eventi fortuiti ha fatto il resto e, ben presto, davanti all’obiettivo hanno iniziato a posare gambe – o meglio zampe – differenti. “Io e il mio collega storico Moreno Monti abbiamo cominciato a girare per le fiere e a raccogliere un sacco di fotografie di volatili utilizzando il nostro background pubblicitario. Fotografare le galline, poi, si è rivelato davvero interessante. Stanno molto ferme, anche perché inizialmente sono un po’ perplesse e disorientate”. E alla fine è arrivato il volume CHICken che, pubblicato tramite crowdfunding, raccoglie tre anni di scatti a pennuti che bucano l’obiettivo.
Ma avere a che fare con le galline, e soprattutto tenerle nel cortile di casa, non è tutto rosa e fiori. Solitamente – racconta Matteo – nel giardino vivono una coppia di galline e un gallo, che si sa, è la sveglia più antica del mondo. “Il gallo purtroppo non è una presenza costante. A volte sono stato costretto a spostarlo o a darlo ad altri a cause delle lamentele che ricevevo nel quartiere”. Nel corso degli anni infatti Tranchellini ha dovuto fronteggiare più volte i vicini di casa che non gradivano il canto dell’animale alle 5 del mattino a tal punto da chiamare l’Asl nella speranza di salutare per sempre il gallo chiacchierone. Pericolo scampato, visto che l’assistenza sanitaria aveva già allora valutato positivamente le condizioni igieniche in cui vengono tenuti gli animali. Ma per quanto bizzarro possa sembrare, Matteo non è il primo ad allevare galline in centro a Milano. Ad aver fatto scuola sono state due anziane signore che tanti anni fa ne tenevano alcune in Via della Spiga, creando grande scalpore ogni qualvolta queste scappavano in strada. In quel caso però, ad aumentare lo scandalo, era stata una legge del dopoguerra che impediva di allevare animali in città, legge tuttora in vigore anche se ovviamente rivista.
Che si tratti di galline in fuga o di volatili da copertina, Matteo ci tiene a precisare che non si tratta comunque di animali domestici veri e propri. “Si crea, certo, un legame con loro, ma è qualcosa di diverso da quello che si instaura con un cane. Si lasciano coccolare tanto e se sono sole, tendono a cercare un contatto con chi sta loro intorno, ma non le considero per questo pet da divano.”