Il corpo della vittima, con testa e mani mozzate, è stato ritrovato nelle acque antistanti il porticciolo di Santa Margherita Ligure
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Per il cadavere mutilato ritrovato a Genova, i due cittadini egiziani, il 26enne Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel, detto Bob, e il 27enne Mohamed Ali Abdelghani, detto Tito, fermati dagli inquirenti, hanno confessato. I due, colleghi della vittima (uno è il datore di lavoro) sono accusati dell'omicidio volontario aggravato del 19enne egiziano Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla e per soppressione di cadavere. Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel aveva addirittura anticipato la morte del giovane parlando con una persona, prima ancora che venisse scoperto il cadavere mutilato di Mahmoud.
La vittima è stata uccisa nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 e gettata in mare. Il suo corpo, con testa e mani mozzate, è stato ritrovato nelle acque antistanti il porticciolo di Santa Margherita Ligure. Il giovane è stato ucciso dopo una lite con il suo datore di lavoro, scatenata dal fatto che il ragazzo voleva lasciare il negozio di barbiere a Chiavari per spostarsi in un altro esercizio commerciale. Lo si apprende dalle motivazioni del fermo nei confronti dei due egiziani.
Secondo gli inquirenti, i due cittadini egiziani prima hanno ucciso a coltellate il 19enne trafiggendogli il cuore in casa, poi hanno messo il cadavere in una valigia e dopo averlo trasportato da Genova a Chiavari in taxi, hanno smembrato il cadavere di Mahmoud Abdalla in spiaggia, tagliando prima la testa e poi le mani. Subito dopo hanno gettato i resti in mare. Qui le correnti avrebbero spinto il cadavere fino al luogo del ritrovamento, cioè al largo di Santa Margherita Ligure (Genova). Durante i rispettivi interrogatori Bob e Tito si sono accusati l'un l'altro dello smembramento del cadavere.
Ahmed 'Bob' Abdelwahab, aveva detto a uno dei dipendenti della sua barberia di Chiavari che il ragazzo era morto un'ora prima che venisse recuperata la prima mano mozzata sulla spiaggia di Chiavari, mano recuperata dalla polizia giudiziaria solo dopo le 17. La testimonianza del dipendente è stata definita "significativa" dagli investigatori anche grazie alla ricostruzione puntuale di quanto accaduto.