Le motivazioni della condanna a nove anni dicono che l'obiettivo della foreign fighter era rafforzare il terrorismo anche arruolando i suoi familiari
Maria Giulia "Fatima" Sergio, prima foreign fighter italiana andata in Siria nel 2014, era "fortemente determinata a dare il proprio contributo all'attuazione delle azioni terroristiche, ed era desiderosa di compierle in prima persona". Lo si legge nelle motivazioni della condanna a 9 anni per la donna. Il suo "scopo" era "contribuire alla crescita ed al rafforzamento" dell'Isis "anche attraverso l'arruolamento" dei familiari, si legge ancora.
In viaggio per l'Isis - La donna lasciò nel settembre 2014 la sua casa a Inzago (Milano) per raggiungere la Siria e unirsi alle milizie del Califfato con il nome islamico di Fatima. Il provvedimento di condanna del collegio presieduto da Ilio Mannucci Pacini sottolinea soprattutto il "coinvolgimento dei familiari" attraverso messaggi e chat inviati dai territori del Califfato. Nel documento si legge: "E' a seguito delle sue insistenze e della sua offerta di aiuto nell'organizzazione del viaggio che questi avevano deciso di raggiungere i territori dell'Isis".
Aggressiva e insistente con la sua famiglia - Un'insistenza, scrivono ancora i magistrati, "spesso connotati da toni aggressivi e comunque perentori" e da una tale "forza persuasiva" che secondo i giudici milanesi dimostra come il reale obiettivo della donna non fosse quello di "organizzare semplicemente un viaggio di ricongiunzione familiare". la donna insomma "voleva che anche i suoi familiari rispondessero alla chiamata individualizzata al jihad lanciata dai vertici dell'Isis, fornendo il proprio contributo personale". Non a caso "più volte aveva loro ricordato che nell'impossibilità di raggiungere la Siria avrebbero dovuto attuare il jihad in Italia e che questo consisteva nell'uccisione dei miscredenti".
Latitante con il marito - Fatima oggi è ancora latitante insieme al marito, l'albanese Albo Kubuzi, andato con lei in Siria e condannato a 10 anni di carcere. In arresto, nel blitz del luglio 2015, erano finiti anche il padre, Sergio Sergio, condannato a 4 anni per pianificazione di viaggio finalizzato al terrorismo, e sua sorella Marianna, condannata a 5 anni e 4 mesi in abbreviato. La madre, Assunta Buonfiglio, pure lei arrestata, è invece morta a ottobre 2015, prima dell'inizio del processo.