fine dell'ospitalità

"Troppi costi, via gli sfollati dagli hotel": arriva l'ultimatum della regione Umbria

Da gennaio 2018, salvo qualche proroga fino a marzo, i terremotati dovranno lasciare gli alberghi. La Protezione Civile umbra: "Ospitare una famiglia di tre persone ci costa 3.600 euro al mese"

20 Dic 2017 - 08:52
 © ansa

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Gli sfollati della sola Umbria ospitati negli alberghi dopo il sisma dell'agosto 2016 sono passati da 2.300, a 1.600 e ora a 204. Ma a breve non ce ne saranno più. Lo ha deciso la Regione: pagherà i soggiorni in hotel fino al 31 gennaio 2018 e garantirà l’albergo agli assegnatari delle casette (che dovrebbero essere consegnate entro fine gennaio) fino a quando non ne avranno le chiavi. In caso di lavori a edifici con danno lieve iniziati entro il 31 dicembre 2017 è prevista un’ulteriore proroga, e quindi la permanenza in albergo fino al 31 marzo 2018. Ma poi basta. Questione di costi, spiega al Resto del Carlino Alfiero Moretti, capo della Protezione Civile umbra: "Oggi ospitare una famiglia di tre persone in albergo ci costa 3.600 euro al mese, soldi di tutti. Vorrei evitare che la Corte dei conti regionale avesse da ridire".

Ma, rassicura, nessuno verrà lasciato in strada: "Godranno, come già fanno altri 5 mila terremotati umbri, del contributo di autonoma sistemazione che varia dai 400 euro per un singolo a 600 per una coppia, a 700 euro per una coppia ultrasessantacinquenne e su su fino a 1200 euro per famiglie più numerose. Mi pare una assistenza adeguata, visti i prezzi degli affitti". Insomma, il comitato istituzionale ha deciso di porre un limite "invitando" chi è ancora in albergo a trovarsi un appartamento in affitto, pagato dal contributo, e ad avviare i lavori di sistemazione della casa.

Ma a parte gli hotel, c'è un'altra emergenza sul fronte terremotati: le casette. Finora sono 1.693 quelle consegnate ai sindaci dei comuni colpiti dal sisma: 687 nel Lazio (488 ad Amatrice, 199 ad Accumoli), 418 in Umbria (Cascia, Norcia e Preci), 562 nelle Marche (11 località tra le quali Arquata del Tronto) e 26 in Abruzzo. Ma in molte risultanoi fatiscenti. E' il caso di quella di Luigia D’Annibale e il marito, sfollati di Arquata del Tronto, che raccontano i due mesi da incubo: prima la caldaia che non funziona, poi le infiltrazioni d’acqua dal tetto, infine il tubo del bagno che si rompe. Risultato? "Ho pagato di tasca mia gli ultimi lavori idraulici - spiega al Resto del Carlino - ma se continua così dobbiamo andarcene, siamo costretti. Si cerca di superare ogni cosa, si prova ad andare avanti, nonostante tutto. Ma adesso, non abbiamo la forza di sopportare anche questo".

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