Fotogallery - Cospito, protesta degli anarchici davanti alla sede della Cassazione
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L'intelligence, nella relazione annuale al Parlamento, evidenzia come le navi delle ong siano un "vantaggio logistico" per le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti
È la minaccia degli anarchici quella che, secondo gli 007, è oggi in Italia la "più concreta e vitale, caratterizzata da componenti militanti determinate a promuovere, attraverso una propaganda di taglio fortemente istigatorio, progettualità di lotta incentrate sulla tipica azione diretta distruttiva". Lo evidenzia la relazione annuale dell'intelligence al Parlamento, secondo la quale in quest'area sono stati registrati 31 attentati nel 2022.
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Il caso Cospito ha dato avvio "a una veemente mobilitazione, sostenuta e animata da numerose sigle, italiane ed estere, che si rifanno, per metodiche operative, alla parabola eversivo-terroristica della Fai/Fr". L'intelligence monitora quindi "l'attivismo di quelle componenti che 'sulla piazza' fanno da sponda alle attivazioni operative, tentando di cogliere in tempo segnali di progettualità sobillatrici dirette a inquinare e radicalizzare specifici temi e mobilitazioni in atto sul territorio".
L'intelligence si concentra quindi sulla questione migranti, spiegando che si registra un aumento del soccorso in mare effettuato dalle navi ong, principalmente in area Sar libica. Queste attività "vengono spesso pubblicizzate sui social network dai facilitatori dell'immigrazione irregolare quale garanzia di maggiore sicurezza del viaggio verso l'Europa". In questo contesto, la presenza di navi umanitarie rappresenta "un vantaggio logistico per le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti, permettendo loro di adeguare il modus operandi in funzione della possibilità di ridurre la qualità delle imbarcazioni utilizzate, aumentando correlativamente i profitti illeciti, ma esponendo a più concreto rischio di naufragio le persone imbarcate".
Secondo gli 007, inoltre, ci sarebbe un aumento dei flussi migratori dal Mediterraneo orientale, con partenza prevalentemente dalla Turchia verso le coste di Calabria, Puglia e Sicilia. Il fenomeno "trova una sponda importante nell'attivismo di organizzazioni criminali dedite al favoreggiamento dell'immigrazione irregolare, principalmente curde e pakistane, con basi di supporto logistico nei principali Paesi di origine e transito dei migranti, la cui natura transnazionale rende complessa l'attività di contrasto, così come nell'utilizzo, divenuto prassi, del web e dei social network da parte degli stessi sodalizi per pubblicizzare i viaggi e i relativi servizi".
Nella relazione, l'intelligence tocca anche il tema del conflitto in Ucraina: "Per i russi una pausa operativa è essenziale per rigenerarsi e prepararsi a una guerra di lungo corso. Mosca cerca di sfruttare questo periodo di relativa stasi per riavviare le attività del complesso militare-produttivo russo che, pur restando significativo per capacità produttive, inizia a risentire dell'impatto delle sanzioni occidentali". L'anno "si è chiuso anche con il riconoscimento da parte del presidente Putin delle difficoltà incontrate nel Donbass per contrastare le forze ucraine, segnale che, collegato alla proposta di ristrutturazione delle forze armate russe - con un incremento dell'organico totale fino a 1,5 milioni di soldati - conferma l'intento di proseguire il conflitto fino al conseguimento degli obiettivi cardine ricercati da Mosca".
"Malgrado ampia parte della popolazione russa continui a sostenere l'operato del vertice russo, grazie alla pervasività della propaganda mediatica e della narrativa ufficiale, inizia a registrarsi una diminuzione dei consensi nei sondaggi pubblici, testimoniata anche dal numero di persone che lasciano il Paese".
"L'attenzione dell'intelligence nazionale è elevata rispetto ai rischi di escalation collegati alla prosecuzione del conflitto, inclusa la minaccia dell'uso dell'arma nucleare da parte della Russia valutata al momento improbabile".
Un ultimo spunto è legato alla "tutela del Made in Italy in ambito agroalimentare", che "riguarda non soltanto la protezione di un asset strategico per l'economia nazionale, dal momento che tale settore rappresenta una voce significativa del nostro export e una rilevante percentuale del Pil, ma anche la difesa di un vero e proprio marchio, stimato e identificato in tutto il mondo". "Il fenomeno della contraffazione nel settore agroalimentare - si legge - emerge non solo all'estero, ma in maniera significativa anche all'interno dei confini nazionali, con la vendita di prodotti di origine straniera falsamente spacciati per italiani. Questo rappresenta una minaccia al Made in Italy e, quindi, alla sicurezza nazionale, sia da un punto di vista economico che reputazionale, oltre che nei confronti dell'ambiente, del territorio e della salute pubblica".