Il coach 28enne, Orazio Ragusa, è stato accusato di violenza sessuale. Alla madre della ragazzina disse: "Che potevo fare? Era sempre lì..."
Uno sport che fa bene in tutti i sensi: il nuoto. © istockphoto
Spinta in camera e violentata dal suo istruttore di nuoto. È l'incubo che avrebbe vissuto, il 10 agosto 2021, una giovane nuotatrice di Udine, che all'epoca dei fatti aveva 14 anni. In quei giorni si trovava a Roma con la squadra per prendere parte ai Campionati italiani di nuoto al Foro Italico. Per il suo allenatore, Orazio Ragusa, 28enne, il pubblico ministero ha chiesto pochi giorni fa il rinvio a giudizio con l'accusa di violenza di sessuale.
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"Per noi è stato un doppio dolore", dice la mamma della ragazza in un'intervista al Messaggero. "Accorgerci che quella persona di cui avevamo fiducia e a cui volevamo bene, si era approfittato di nostra figlia". La donna racconta cosa accadde in quei giorni: "Erano partiti per Roma per i Campionati italiani di nuoto, siamo partiti anche noi ma non potevamo assistere alla gara causa Covid. La vedemmo in streaming". La gara si conclude con una vittoria. "Mia figlia vince, tant'è vero che quando siamo andati a prenderla in albergo ci è sembrato strano che nella hall ci fosse solo lei e la sua amica", racconta ancora la madre che però, nella hall non ha trovato il coach. "Abbiamo chiesto ma Orazio dov'è? Perché ci aspettavamo di trovarlo lì, a festeggiare".
La ragazza si porta dietro per mesi quel segreto terribile ma i genitori notano ben presto che qualcosa non va: "Passa del tempo, mia figlia inizia le superiori ma salta il nuoto, alcune mattine non entrava a scuola. Anche quand'eravamo a tavola e capitava di parlare dell'allenatore, vedevo il fastidio sul suo volto. Non era più come prima. Sembrava infastidita da tutto quello che era regola". Così, la famiglia decide di fornirle un supporto psicologico portandola alla Asl. E' durante un colloquio con una psicologa che emerge la verità. Dopo anni di indagini si è arrivati ora alla richiesta di rinvio a giudizio. Sua madre, in seguito, affronta l'allenatore: "Erano a delle gare a Riccione e andai a parlarci anche per dargli una possibilità, ma quando lui mi disse "cosa dovevo fare? Sempre lì che mi provoca" io ho percepito che sì, non erano bugie. Le indagini sono andate avanti, fino all'incidente probatorio e a quanto richiesto da ultimo dal pm".
La madre della giovane ricorda anche l'indifferenza della Società e dei compagni di squadra: "Mia figlia è uno dei nomi da battere. Gli altri genitori ti salutano però dal comportamento dei figli, capisci cosa viene detto a casa. Federica ha cambiato società e invece di avvilirsi e buttarsi a terra ha reagito rimanendo da sola. I compagni della vecchia squadra non le hanno mai fatto una chiamata, la vecchia società ha subito fatto muro".