Giuseppe Bellelli a "Zona Bianca": "Un ragazzo forse lasciato un po’ indietro dalla società"
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"Nulla può spiegare un fatto del genere se non un disagio, rispetto al contesto che ha generato questo delitto, più che sociale, culturale". Con queste parole il procuratore capo di Pescara, Giuseppe Bellelli, parla a "Zona Bianca" dell'omicidio di Thomas Luciani, il 16enne ucciso in un parco a Pescara con 25 coltellate. Per il delitto sono stati fermati e indagati due minorenni che avrebbero agito "per una questione di rispetto" e, forse, per un debito di 250 euro.
Il procuratore di Pescare è stata una delle prime persone arrivate sul luogo del delitto - "L'ufficio della procura di Pescara non è competente perché lo sono gli uffici minorili - fa sapere Giuseppe Bellelli -, ma di fronte a questo 'figlio' raggomitolato dietro a un cespuglio, oltre al dolore si prova la tenerezza, l'incredulità. E poi anche la consapevolezza, leggendo i giornali e quindi facendo una valutazione da cittadino e da padre, che fosse un ragazzo che, forse, la società ha lasciato un po' indietro ed è stato più facile colpirlo. Questa è una considerazione ulteriore. Il dolore unito alla tenerezza", continua.
"Un disagio più che sociale, culturale" - Giuseppe Bellella si chiede, come tanti, il perché di un gesto così estremo e a Rete 4 considera: "Abbiamo tante domande che ci poniamo, le risposte spesso non le abbiamo perché in realtà è difficile trovare, dire 'perché'. Nulla può spiegare un fatto del genere se non un disagio, rispetto al contesto che ha generato questo delitto, più che sociale, un disagio culturale".
I due minori indagati - Il gip del Tribunale dei minori dell'Aquila ha convalidato il fermo per i due minorenni indagati per l'omicidio del 16enne Thomas Luciani. È stata disposta anche la custodia per entrambi in un istituto per i minori. I due sedicenni si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. "Non posso entrare nel merito delle valutazioni delle posizioni specifiche - riferisce il procuratore che aggiunge - diciamo in generale che se c'è qualcuno che è rimasto indietro, c'è qualcuno che approfitta della propria posizione di forza e di vantaggio in una società dove abbiamo dei modelli della vittoria, della violenza, della forza, della prepotenza. Modelli che poi si impongono ai nostri ragazzi attraverso il web, i social dove c'è l'ansia di apparire, di sembrare più forti", conclude.