"La polizia postale ha individuato i responsabili delle minacce, tramite i social. Telefonate minatorie tra l'altro arrivarono pure al sottoscritto e per questo ho presentato querela", ha detto l'avvocato dell'uomo
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Sono oltre cento le persone indagate per le minacce ricevute sul web dal 56enne che, il 31 agosto, alla periferia di San Benedetto dei Marsi (L'Aquila), ha ucciso l’orsa Amarena con un colpo di fucile. L'uomo risulta essere persona offesa. A confermare la notizia è stato il suo avvocato, Berardino Terra, del foro di Avezzano, come riporta Il Messaggero: "La polizia postale ha individuato i responsabili delle minacce, tramite i social, e ora sono stati indagati dalla Procura della Repubblica. Telefonate minatorie tra l'altro arrivarono pure al sottoscritto e per questo ho presentato querela".
Sempre secondo quanto riporta il sito d'informazione, ora gli indagati potranno motivare i messaggi inviati al 56enne e dopo il pm deciderà se portarli a giudizio.
Le minacce - "Non dormo e non mangio, non vivo più - aveva detto l'uomo tre giorni dopo l'uccisione dell'orsa -. Ricevo in continuazione telefonate e messaggi di morte, hanno perfino chiamato mia madre 85enne, tutta la mia famiglia è sotto una gogna. Ci devi passare per capire quello che sto provando ora. Ho sbagliato; l'ho capito subito dopo aver esploso il colpo. I carabinieri li ho chiamati io". "Non è giusta questa violenza e questo martirio che ci stanno facendo, - aveva a sua volta commentato la moglie dell'uomo - c'è la procura che indaga, sono loro i titolati a farlo, a giudicare, noi sicuramente saremo puniti e giustamente, ma perché dobbiamo vivere sotto scorta? Perché dobbiamo aver paura di vivere?.
A poca distanza da casa dell'uomo, era anche spuntato un murale che ritraeva un cacciatore che sparava con la scritta "giustizia", poi cancellato. Per circa 20 giorni, proprio per evitare gesti pericolosi, il 56enne era stato sotto scorta.