LA RICOSTRUZIONE SCIENTIFICA

Rigopiano, studio Ingv sulla valanga assassina: "Arrivò in 81 secondi, l'impatto sull'hotel a 100 Km/h"

Il muro di neve e ghiaccio che travolse il resort il 18 gennaio 2017 costò la vita a 29 persone. Secondo gli scienziati i sismografi potrebbero essere utilizzati per monitorare le valanghe nelle zone montuose

30 Ott 2020 - 08:03
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La valanga della tragedia di Rigopiano del 18 gennaio 2017 si è staccata dal Monte Siella alle 16:41:59, scendendo a valle è entrata  in un canyon e alle 16:43:20 ha colpito l'hotel alla velocità di 100 km/h. L'evento costato la vita a 29 persone ed è stato ricostruito (dal punto di vista geologico) per la prima volta da Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Politecnico di Torino, Istituto svizzero Wsl e Università di Monaco. 

Analizzate anche le telefonate ai soccorsi - Per giungere a questo risultato così preciso, sottolinea una nota dell'Ingv, i ricercatori hanno prima analizzato la tempistica delle telefonate di soccorso così come riportate dalla cronaca e poi valutato numerosi dati tra cui l'analisi della Rete Sismica Nazionale e la modellazione numerica della valanga, elaborati poi in studi ingegneristici e sismogrammi teorici ottenuti attraverso simulazioni. Questo lavoro così complesso evidenzia una nuova lettura della dinamica dell'evento suggerendo, tra l'altro, potenziali utilizzi non tradizionali di una rete di monitoraggio sismico.

Una rete sismisca avrebbe fatto partire l'allarme? - "Una prima ipotesi, nata dall'osservazione di un segnale sismico sospetto, è stata quella che tale segnale fosse dato dall'impatto della valanga stessa con l'albergo. Un'analisi più approfondita ha rivelato, invece, l'esistenza di tre distinte fasi sismiche, che potevano sostenere una seconda l'ipotesi, quella che la valanga si fosse propagata verso valle in tre fasi consecutive", ha spiegato Thomas Braun, uno degli autori della ricerca.

Un tentativo di messaggio via Whatsapp l'ultimo segnale delle vittime - "Alle 15:30 è avvenuta l'ultima chiamata dalla struttura mentre alle 15:54 c'è stato un tentativo di invio di un messaggio WhatsApp di richiesta di aiuto da una persona rimasta bloccata dalla neve. Abbiamo dedotto - dice Thomas Braun - che la valanga è avvenuta in questa finestra temporale di 24 minuti. Successivamente abbiamo cercato dei segnali sismici ipoteticamente generati dalla valanga. In quel periodo eravamo nel pieno della sequenza sismica dell'Italia centrale, con epicentri a circa 45 km a ovest di Rigopiano. Analizzando i segnali registrati dalle stazioni sismiche, abbiamo notato che la stazione Gigs posizionata sotto il Gran Sasso, aveva registrato un segnale anomalo nei 24 minuti identificati come finestra temporale del distacco della valanga. Di questo segnale - prosegue il ricercatore - abbiamo poi studiato il contenuto spettrale e la direzione di provenienza osservando così tre distinte fasi sismiche avvenute a distanza di pochi secondi. La domanda decisiva che nasce da tale osservazione è  come una valanga, che si muove in superficie, possa trasmettere energia sismica nel sottosuolo".

Il canyon ha fatto da "cassa acustica" - Lungo la traiettoria della valanga esistono tre punti dove il 'momento', dato dal prodotto altezza per velocità della valanga, diventa massimale. Questi punti corrispondono al passaggio della valanga nel canyon, esattamente, all'entrata, e alle due successive deflessioni. Il lavoro ha quindi permesso di sincronizzare le modellazioni con le osservazioni e di stimare i tempi dell'evento. "La ricostruzione dell'evento - aggiunge Thomas Braun - ha evidenziato che la valanga nella discesa verso valle ha percorso in tutto 2.400 metri e ha travolto alberi e rocce, cambiando massa con incremento continuo del proprio peso specifico. Oggi sappiamo che la velocità con cui la valanga ha colpito l'albergo è stata di 28 metri al secondo, quasi 100 km orari.

Rigopiano, due anni fa la tragedia

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Coi sismografi si potrebbe monitorare le valanghe - I ricercatori dell'Università di Monaco hanno calcolato dei sismogrammi teorici che trovano maggiore coerenza se si assume che il segnale sismico fosse stato generato durante il passaggio della valanga nel canyon. I ricercatori del Politecnico di Torino, invece, hanno studiato in dettaglio, dal punto di vista ingegneristico, l'impatto, il collasso e la dislocazione dell'edificio principale dell'hotel e, insieme con il WSL Institute for Snow and Avalanche Research SLF di Davos, hanno indagato sulla dinamica della valanga analizzando la topografia del pendio prima e dopo l'evento. "Attraverso le nostre analisi - conclude il ricercatore - è stato possibile determinare anche l'esatto orario in cui si è generata la valanga e quello in cui è stato colpito l'hotel. Applicando questa metodologia multidisciplinare, si può quindi immaginare un potenziale uso della rete di stazioni sismiche, appositamente configurata per i territori montani, per monitorare valanghe in luoghi remoti e impervi, utile per una più completa comprensione del fenomeno".
 

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