Al liceo Saffo di Roseto degli Abruzzi, la 15enne, che dal 5 novembre segue le lezioni in aula in base alla normativa, non sarà più sola
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La didattica a distanza, già sperimentata nel secondo quadrimestre dello scorso anno scolastico, le aveva annullato tutti i progressi conquistati in classe e le aveva portato apatia e depressione. A poco erano serviti gli educatori direttamente a casa a supportarla durante le lezioni davanti allo schermo del pc. Così quando alle superiori è ripartita la Dad, una studentessa 15enne del liceo Saffo di Roseto degli Abruzzi (Teramo), affetta da sindrome di down, è ripiombata in un incubo che con la famiglia pensava di essersi messa alle spalle. Ma con l'aiuto degli insegnanti e del dirigente, l'allieva è sì potuta tornare a seguire le lezioni in aula, come la normativa prevede, non da sola, però. A turno, infatti, cinque compagni si sono offerti di stare in classe con lei, come racconta Il Messaggero.
"La volta scorsa, la dad per mia figlia era stata distruttiva - ha riferito la mamma della 15enne a Il Messaggero. - Si era chiusa in stessa, non parlava più, annullati tutti i progressi che aveva fatto in tanti anni, rischiava la depressione, così ho dovuto organizzare a casa una didattica in presenza con assistente educativo ed educatrice privata che l'aiutavano a svolgere il lavoro".
Il rientro in classe a settembre è durato poco: dopo un mese di nuovo dad. "Mi sono opposta fin dal primo giorno, - ha continuato la madre, che, come scrive il quotidiano, con l' aiuto della docente del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno, si è studiata norme, cavilli, disposizione del Ministero dell'Istruzione sugli alunni disabili e il loro diritto allo studio e all'inclusione.
"Il dirigente scolastico ha cercato sempre di venirmi incontro", sottolinea la mamma, così la figlia è tornata in classe come previsto per gli studenti disabili. "Ma era sola con i professori curriculari, gli insegnanti di sostegno e i compagni collegati tramite la lavagna interattiva multimediale. Per Anna già questo era molto, ma non bastava. Questa non è vera inclusione", ha denunciato la madre.
Così cinque compagni si sono offerti a turno di tornare a scuola e seguire in classe le lezioni per non lasciare da sola la loro compagna. Da lunedì.