Il caso

Silvi (Teramo), bimbo autistico disturba le prove della Prima Comunione e il parroco propone per lui una cerimonia isolata: la rabbia dei genitori

Padre e madre di C., 10 anni e mezzo, hanno poi organizzato la celebrazione in un'altra chiesa 

15 Mag 2023 - 10:18
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A Silvi (Teramo), nella chiesa dell'Assunta, domenica pomeriggio 40 bambini sono impegnati nelle prove della Prima Comunione. Tra loro c'era C., 10 anni e mezzo, affetto da autismo. Mentre tutti sono intenti a studiare come muoversi e cosa fare, qualcosa non va per il verso giusto. Il ragazzino non riesce a stare fermo al suo posto, parla si muove e, per sbaglio, fa cadere un cero. "Mio figlio è inciampato, non voleva far cadere il cero - racconta il papà del bimbo, Daniele a Il Messaggero -. Lui è dolcissimo e ha un buon rapporto con la sua classe tanto che tutti lo proteggono e gli vogliono bene, non è un bambino violento". Padre Antonio, temendo che la cerimonia possa essere rovinata, convoca i genitori e propone loro di far fare al figlio la Comunione da solo, nel retro della chiesa. La reazione è immediata. "Mi sono opposto e sono andato in un'altra parrocchia".

L'amarezza dei genitori

 Durante le prove, "mio figlio, forse per stanchezza, non è stato fermo al suo posto - spiega la madre del bimbo, Monia - il parroco mi ha detto che così non andava bene e che era meglio fare una cerimonia separata". Parole che hanno scatenato la reazione del padre, Daniele. "Io avevo già avvertito il parroco, a metà ottobre, delle problematiche di mio figlio -. Può cadere, non parla, ma comprende. 'È autistico e sarà difficile fargli fare catechismo', dissi. Provammo, ma non ci fu verso. Il sacerdote mi rispose: 'Non si preoccupi, Gesù sa'. Ma credo gli desse fastidio, noi eravamo disposti a mandare anche l’insegnante di sostegno", prosegue il genitore. "Proporci di far fare la Comunione al nostro bambino in modo separato, e non la domenica, è una discriminazione", aggiunge la mamma.

Un'altra celebrazione per il bimbo

 Nonostante l'amarezza, Daniele e Monia cercano una soluzione alternativa. In loro soccorso arriva un parroco argentino, don Gaston Mugnoz Meritello, che accoglie le loro richieste e in poche ore organizza la celebrazione nella chiesa del Santissimo Salvatore. "Abbiamo preparato gli addobbi, i canti, il corteo - dice don Gaston - È stato molto emozionante, una grande festa. Ci siamo commossi nel vederlo entrare in chiesa vestito di bianco. È un bambino che dona un affetto immenso". Il parroco durante l’omelia si rivolge ai genitori e dice: "Avete tante difficoltà, è vero, ma con questi abbracci che dà, vostro figlio vi fa vedere il Cielo". Papà Daniele sottolinea che C. "è stato felice anche così. Certo nell’altra chiesa avrebbe abbracciato i compagnetti. Ma ciò che è successo resta grave".

La versione del parroco

 Padre Antonio, fermo nelle sue decisioni, spiega: "Noi diamo l’Eucarestia a tutti, spesso abbiamo avuto bambini con difficoltà e non ci sono stati problemi ma, in questo caso, durante le prove il bambino è andato in mezzo agli altri, disturbava, la mamma non è riuscita a tenerlo, è andato verso l’altare e ha buttato a terra le candele, urlava. Ho detto che così si rischiava di rovinare la celebrazione di 40 ragazzi. E bisogna anche capire se il bambino ha la volontà di ricevere la Comunione. Ho poi proposto al papà di mettersi nella cappella distante 10 metri, sarei andato io così il bambino non avrebbe disturbato, oppure un altro giorno, da soli, come faceva più comodo alla famiglia, ma il papà non ha voluto". In chiesa è stato comunque preparato il ricordino per C., che nessuno ha ritirato. "Se fosse venuto, alle nostre condizioni, l’avremmo accolto con gioia", conclude il sacerdote. 

Le polemiche

 Quanto successo ha scatenato le polemiche. Nella chiesa dell'Assunta, molti genitori hanno espresso il loro dispiacere per quanto accaduto a C., chiamando i genitori per esprimere la loro solidarietà. "I parroci dovrebbero dare l’esempio e accogliere i bambini, soprattutto quelli con disabilità, rendendoli partecipi e non isolandoli solo perché il comportamento non è idoneo al luogo, o perché il bambino non avrebbe capito l’importanza di tale sacramento", ha dichiarato Claudio Ferrante, presidente di Carrozzine Determinate.

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