Installato nel 2011

Sulmona, legge e burocrazia non perdonano: negoziante costretta a rimuovere scivolo per disabili

Anna Mancuso aveva abbattuto le barriere architettoniche per consentire un ingresso più agevole alle clienti della sua boutique in centro. Ma non aveva considerato l'occupazione del suolo pubblico...

di Gabriella Persiani
15 Set 2018 - 10:59
 © tgcom24

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Legge e burocrazia non fanno sconti. Nemmeno nel nome del buon senso. Così, Anna Mancuso, titolare dell'omonima boutique nel centro storico di Sulmona (L'Aquila), a dicembre sarà costretta a rimuovere lo scivolo per disabili che nel 2011 aveva fatto porre all'ingresso del suo negozio, a sostituzione del precedente. Nel frattempo, dal 2013 ha collezionato multe e cartelle esattoriali per non aver dichiarato e pagato l'occupazione del suolo pubblico. "Ho abbattuto le barriere architettoniche del mio negozio - racconta a Tgcom24 - anche per dare un servizio alla città, ma tolgo tutto perché la spesa è insostenibile".

"Tutto è iniziato nel 2011 - racconta la negoziante a Tgcom24, - quando ho ristrutturato il negozio e ho fatto sostituire il vecchio scivolo messo all'ingresso dal precedente titolare, il quale mi aveva assicurato che non c'era nulla da pagare".

"In fondo, ho pensato, è giusto così: era un servizio che davo alle mie clienti e che era utile anche a me che al tempo avevo difficoltà motorie risolte poi con un intervento, ma che poteva dare lustro a Sulmona stessa, una città che nel 2018 è ancora piena di barriere architettoniche".

E, invece, la mancata dichiarazione e il non pagamento di occupazione del suolo pubblico non perdonano. "Dal 2013 sono iniziate ad arrivare multe e cartelle esattoriali, anche per le due piante che a mie spese avevo messo all'ingresso, per abbellire sì la mia vetrina, ma soprattutto per abbellire il corso cittadino. Queste, ora, sono spese che non posso permettermi e per questo sono costretta a togliere tutto", continua.

"Così io che per prima ho provato ad abbattere le barriere architettoniche della città sono costretta a fare un passo indietro, un paradosso", conclude.

Cosa comporterà questo per la sua attività? "Non solo penalizzo la mia clientela, considerando che vendo taglie comode e comfort, ma mi arrendo all'ottusità di un Comune che non ci ascolta, eppure dà poi in gestione dei commercianti del centro storico vasi e piante che ha provveduto ad acquistare. Logiche per me poco comprensibili".

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