a ridosso del centenario della nascita

Teramo, atroce verità 78 anni dopo la morte: "Il soldato Dario Cosmi cavia dei nazisti"

Nel centenario della nascita del militare caduto in guerra, il pronipote, che porta lo stesso nome, è venuto a conoscenza dell'atroce sorte dello zio, grazie a un'ultima ricerca storica sul Piano Eutanasia

di Gabriella Persiani
17 Nov 2023 - 07:00
Per gentile concessione dello storico Walter De Berardinis © Tgcom24

Per gentile concessione dello storico Walter De Berardinis © Tgcom24

Il 17 novembre avrebbe compiuto 100 anni, ma non ne aveva neanche 23, Dario Cosmi, soldato del Genio, originario di Teramo, quando morì quel 18 marzo del 1945 in un lager nazista. "Per malattia", fu dichiarato sui documenti ufficiali degli anni Cinquanta consegnati alla famiglia, rimasta in attesa, a Teramo, di conoscere la sorte del proprio congiunto, che era a Rodi con la 91esima compagnia artieri, quando, dopo l'8 Settembre 1943, fu catturato dai tedeschi e deportato in Germania. Solo a ridosso del centenario della nascita, il pronipote, che porta lo stesso nome del militare caduto, ha scoperto l'atroce verità: lo zio fu usato come cavia dai nazisti per il Programma Eutanasia nel centro di sterminio di Hadamar, un castello rinascimentale, trasformato, tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, in una clinica degli orrori. "Resta il rammarico per il fatto che 8 giorni dopo la morte di mio zio, il suo campo fu liberato dagli Americani", ha commentato il nipote a Il Messaggero. Ora la famiglia ha inoltrato la richiesta della Medaglia d'Onore.

© Tgcom24

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La morte a 20 anni nella clinica degli orrori

 Nel "centro sanitario" di Hadamar, documenti alla mano di recente reperiti dalla storica Silvia Pascale, che da oltre un decennio si occupa di vicende sugli Internati Militari Italiani (IMI), venivano eseguiti esperimenti medico-scientifici del Programma di Eutanasia, prima su disabili psichici e fisici, poi anche su tutte quelle vite considerate dall'ideologia nazista "indesiderabili", "inadatte", "incurabili". Tra queste, anche quelle di prigionieri di guerra e Internati Militari Italiani (Imi).

Una rivelazione, quest'ultima, che inserisce decine di appartenenti al Regio Esercito tra le vittime del folle piano nazista di eugenetica, apre la strada a nuove ricerche storiche, per squarciare il velo di oblio che avvolge ancora, quasi 80 anni dopo quei fatti, la sorte dei 50mila soldati italiani, degli oltre 650mila catturati dai tedeschi, che non fecero ritorno a casa. 

"La notizia-shock dei mesi scorsi, attraverso questi studi, trova conferma - sottolinea la storica Silvia Pascale a Tgcom24. - C'è per la prima volta la certezza che gli Internati Militari Italiani furono sottoposti dai nazisti al Programma segreto di Eutanasia in questi centri decentralizzati (successivi all'Aktion T4), nell'ambito dell'eugenetica e dell''igiene razziale".
 

"Cosmi non fu l'unico IMI sottoposto a queste sperimentazioni naziste; il nostro compito ora è informare altre famiglie di caduti su quanto realmente successo ai loro cari quasi 80 anni fa, per ristabilire una verità storica e restituire dignità alle vittime", conclude Pascale a Tgcom24.

Hadamar oggi è ancora un ospedale, con un memoriale e una mostra permanente sulle atrocità lì compiute in passato. E continuano gli studi sugli archivi. Si stimano in 15.000 le persone uccise tra quelle mura solo dal 1941 al 1945: sterilizzate, amputate, asfissiate nelle camere a gas, stroncate da overdose fatali.

I documenti ufficiali nascondevano un'atroce verità

 A Teramo, nella casa di famiglia nel centro storico, di Dario Cosmi restava fino a oggi la sua foto in divisa, nel giorno dell'arruolamento, il 9 gennaio 1943 nell'8° reggimento Genio di Roma, nove mesi prima dell'Armistizio. Volto raggiante, sguardo fiero, sicuro nel fiore dei suoi venti anni: il giovane muratore teramano, che guardava dritto nell'obiettivo, non poteva immaginare il triste destino che lo attendeva. L'8 Settembre 1943 si trovava sull'isola di Rodi, sul fronte Mediterraneo, quando venne catturato e internato in Germania.

Su quella foto ingiallita, sua madre aveva consumato tutte le sue lacrime, fino alla morte che la colse nel 1976. A fine guerra, aveva atteso a lungo il ritorno di quel figlio, fino alla comunicazione della notizia della sua "morte per malattia sul fronte tedesco".

Solo 78 anni dopo la morte e - amara coincidenza - nel centenario della sua nascita, la verità sulla sorte di Dario Cosmi è arrivata al pronipote anche grazie alla collaborazione del Comune di Teramo, attivato dallo storico e giornalista locale Walter De Berardinis. "Con la famiglia è stata avanzata la richiesta per l'attribuzione della Medaglia d’Onore concessa dal Presidente della Repubblica agli internati nei lager nazisti, - spiega De Berardinis. - Sarebbe bello che venisse intestata a Cosmi una via, una piazza, un giardino nella sua città, a futura memoria del suo estremo sacrificio nella lotta al nazifascismo". 

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