Intercettazioni tra politici e soccorsi: "Quello dell'albergo non deve rompere"
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Nuove intercettazioni shock sulla tragedia di Rigopiano del gennaio scorso. Nell'informativa del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri che, insieme agli atti dell'inchiesta, sarà a disposizione delle difese dei 23 indagati per disastro colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni personali e altro, vi sono le telefonate tra la segreteria del presidente della Regione Abruzzo Luciano D' Alfonso dove si chiede che sia aperta subito la strada per Abbateggio, dove si spinge per avere uno spazzaneve per la strada di Passolancianno, mentre "Quello dell'albergo (di Rigopiano) non deve rompere il c..".
Una sorta di soccorsi a richiesta per "raccomandati", riporta il Messaggero, a scapito di chia aveva davvero bisogno e viveva una drammatica emergenza.
Non sono diverse nel tenore le pressioni arrivate fin dalle prime ore di quella mattina dalla segreteria del governatore. Su questa sorta di manuale Cencelli della protezione civile, che non ha tenuto conto degli ostaggi di Rigopiano, ma neanche di tanti anziani dializzati bloccati in vari centro dell'Abruzzo interno, i carabinieri hanno costruito buona parte delle contestazioni rivolte al filone provinciale del 23 indagati per la strage di Rigopiano: 29 morti tra gli ospiti e i lavoratori del resort di lusso alle pendici del Gran Sasso, 9 feriti con gravissime lesioni permanenti, due soli scampati al crollo della struttura investita dalla valanga.
Più in generale, il capitolo delle telefonate della vergogna, quella della funzionaria della prefettura che snobba le richieste di soccorso rimbalzate dal cuoco Quintino Marcella, quella del responsabile del 118 Vincenzino Lupi, che induce in errore il direttore dell'hotel Bruno Di Tommaso, disegna un quadro di totale disorganizzazione della macchina dei soccorsi nelle ore cruciali che precedono e seguono di poco la valanga staccatasi dal Monte Siella intorno alle cinque del pomeriggio.